Diocesi: mons. Perego (Ferrara-Comacchio), “anche per l’immigrazione vale il metodo pastorale di ascoltare, osservare e discernere”

“Anche per l’immigrazione vale il metodo pastorale di ‘ascoltare, osservare e discernere’: cioè di costruire momenti d’incontro e relazioni con le persone immigrate, a partire dai consigli pastorali parrocchiali; di leggere con attenzione l’evoluzione del fenomeno sul proprio territorio, per costruire forme nuove di dialogo e di annuncio”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, in occasione della festa della Madonna delle Grazie durante la quale ha pronunciato il tradizionale discorso alla città. L’arcivescovo ha voluto “proporre un cammino per una ‘città ospitale’” parlando dell’accoglienza come “segno dei tempi”. Dopo aver ricordato alcuni dati relativi al fenomeno migratori, Perego ha osservato che “l’accoglienza e l’ospitalità verso lo straniero – come ha ricordato anche Papa Francesco nella sua recente visita a Bologna – identificano il cristiano e caratterizzano una Chiesa fedele al Vangelo”. “Se l’accoglienza è la prima forma dell’evangelizzazione e della testimonianza cristiana nell’incontro con le persone immigrate, il fenomeno migratorio chiede anche un lavoro di discernimento dei cristiani e delle comunità che aiuti da una parte, in ambito socio-politico, a salvaguardare la dignità della persona umana; dall’altra, sul piano culturale e pastorale, se è importante sottolineare l’identità cristiana e il rispetto delle regole fondamentali della convivenza – come sottolineato da alcuni interventi magisteriali di vescovi Italiani- è altrettanto importante costruire regole e itinerari che valorizzino la ricchezza delle differenze culturali e religiose”. Riconoscendo che “talora, l’incontro, l’accoglienza e la convivenza creano scontri, conflittualità, incomprensioni, divisioni”, l’arcivescovo ha sottolineato che “la risposta non può essere la via breve del rifiuto, dell’ostilità (cioè la trasformazione dell’hospes in un hostis, dell’ospite in un nemico), bensì la strada della mediazione culturale e dell’integrazione, purtroppo oggi poco frequentata dalla cultura e dalla politica, non sempre valorizzata anche nel mondo ecclesiale”.

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