Papa Francesco: a Pav, “abbandonare ogni subordinazione della donna”. No a “cancellare differenza sessuale” e a “utopia del neutro”

Vaticano, 5 ottobre: Papa Francesco riceve in udienza i partecipanti alla XXIII Assemblea Generale dei Membri della Pontificia Accademia per la Vita (Foto L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

“È una vera e propria rivoluzione culturale quella che sta all’orizzonte della storia di questo tempo. E la Chiesa, per prima, deve fare la sua parte”. Lo ha detto questa mattina il Papa, ricevendo in udienza i partecipanti alla tredicesima assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita (la prima dopo il nuovo assetto dell’organismo), in corso oggi e domani in Vaticano. In tale prospettiva, “si tratta anzitutto di riconoscere onestamente i ritardi e le mancanze”. Per il Papa, “le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne vanno definitivamente abbandonate” a favore di “una rinnovata cultura dell’identità e della differenza” all’interno della quale è sbagliato neutralizzare “radicalmente la differenza sessuale” cancellando “di fatto tale differenza”. “L’utopia del ‘neutro’ – avverte Francesco – rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita”. “La manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale, che la tecnologia biomedica lascia intravvedere come completamente disponibile alla scelta della libertà – mentre non lo è! –, rischia così di smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna e la rende creativa e feconda”. Di qui l’invito a “raccogliere la sfida posta dalla intimidazione esercitata nei confronti della generazione della vita umana, quasi fosse una mortificazione della donna e una minaccia per il benessere collettivo. L’alleanza generativa dell’uomo e della donna è un presidio per l’umanesimo planetario degli uomini e delle donne, non un handicap. La nostra storia non sarà rinnovata se rifiutiamo questa verità”.

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