Terremoto: mons. Boccardo (Spoleto-Norcia), “sogniamo che l’emergenza sia presto dichiarata conclusa”. Sisma scuola di vita

(dall’inviato a Norcia) “Ricordare, sognare, imparare”: a un anno esatto dalla “tremenda” scossa del 30 ottobre 2016, Norcia si è ritrovata sotto la statua di san Benedetto, rimasta intatta nonostante il terremoto, per pregare e ringraziare per non avere avuto vittime. Istituzioni politiche, civili e militari, rappresentanti del mondo del volontariato, hanno ascoltato le parole dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo: “Ricordare non significa semplicemente richiamare alla memoria un avvenimento ma soprattutto rivivere, rendere attuale e rinnovare. Il 30 ottobre 2016, quando tutto crollava abbiamo fatto esperienza della nostra fragilità e impotenza davanti alle forze della natura. È vero, le case, le chiese, le attività commerciali sono state danneggiate, qualcuna anche distrutta, ma la nostra vita è salva. Ricordare – ha aggiunto il presule – significa anche celebrare la vicinanza, la solidarietà, l’aiuto che in questi dodici mesi ci hanno circondato. Non ci siamo mai sentiti soli”. Poi “sognare”: “Obbligati a guardare al domani con fiducia – ha proseguito mons. Boccardo – coltiviamo il sogno di una vera e propria e concreta ricostruzione delle case, delle aziende, dei monumenti che muova risorse e intelligenze e permetta di affrontare il peso delle giornate e dell’inverno che si avvicina con la garanzia della sicurezza e della stabilità. Sogniamo che l’emergenza sia presto dichiarata conclusa perché ognuno avrà potuto fare ritorno alla propria casa e ritrovato il proprio lavoro e le proprie relazioni. Sogniamo che gli edifici ora crollati possano presto essere restituiti alla loro originaria bellezza e funzionalità, con nuove idee, progetti, materiali nuovi, più sicuri, e altrettanto belli. Essi saranno il ricordo vivo di questo terremoto”. Il terzo verbo proposto da mons. Boccardo è stato “imparare”. Il sisma non è solo “un evento temporale, pur grave da consegnare agli archivi” ma anche “una scuola di vita” da cui trarre insegnamento. “Abbiamo imparato che non siamo padroni del mondo e che nonostante i progressi della scienza e e della tecnica non possiamo prevedere, gestire e orientare il corso degli eventi naturali. Abbiamo imparato che tanti patrimoni accumulati con anni di sacrificio non sono necessariamente garanzia di sicurezza e invulnerabilità. Abbiamo imparato – è la conclusione – che i gesti gratuiti di solidarietà sono capaci di rinsaldare il tessuto sociale rendendolo ricco in umanità. Sono poche le cose che contano davvero nella vita e queste dobbiamo ricercare con costanza”.

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