Settimana sociale: le Acli lanciano “HubLavoro” per i giovani in dieci città italiane. Rossini, “imprescindibile creare condizioni per la riqualificazione della vita lavorativa”

Un centro multifunzionale in dieci città italiane dove i giovani possano sperimentare vie di avvicinamento al mondo del lavoro. È la proposta lanciata dalle Acli “per rispondere in maniera concreta ai bisogni emersi durante la Settimana sociale di Cagliari”. Gli “Acli HubLavoro” saranno centri multifunzionali rivolti al sostegno alla ricerca del lavoro e alla creazione d’impresa. Verrà realizzato – si legge in una nota – “un percorso innovativo e partecipativo che risponde all’aspirazione di fare impresa”. “Mettendo a confronto e in sinergia competenze ed esperienze – prosegue la nota – l’hub consente di verificare la realizzabilità di idee creative e la loro eventuale trasformazione in iniziative economiche”. Sull’altro fronte, si darà vita ad “un iter più convenzionale ma non meno prezioso di orientamento e supporto nella ricerca dell’impiego”. “I giovani – afferma il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini – rischiano di diventare i nuovi esclusi della nostra società”. “Per questo – continua – è vitale e imprescindibile creare le condizioni per una continua riqualificazione della vita lavorativa: di qui l’importanza della formazione continua, approccio che parte dalla concezione del luogo di lavoro come luogo formativo dove, grazie ad una trama educativa costante, la riqualificazione e la transizione nella formazione siano garantite a tutti”. Le due iniziative “tra loro molto diverse – spiega Santino Scirè, responsabile Lavoro delle Acli – rispondono ad un bisogno emergente tra i giovani: quello di progettare e creare lavoro, di fare impresa, attraverso forme ‘alternative’ di economia, più centrate sulla persona e sulla condivisione”. “Senza un sistema che sia in grado di far incontrare domanda e offerta di lavoro, riqualificare i lavoratori dalle competenze obsolete, valorizzare quanto ancora utile per le imprese – conclude Scirè – è difficile immaginare che l’enorme schiera di inattivi e disoccupati possa entrare regolarmente nel mercato”.

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