Giornata vittime immigrazione: Roma, oggi un reading a Montecitorio con testimonianze di bambini

Nel mondo 31 milioni di bambini sono stati costretti a lasciare la loro casa. Da dati come questo parte la mostra “Bambini – Storie di viaggio e di speranza”, aperta al pubblico oggi e domani nel complesso Vicolo Valdina di piazza Campo Marzio 42, a Roma, e presentata oggi a Montecitorio attraverso un reading di testimonianze, introdotte dalla conduttrice televisiva Geppi Cucciari. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Museo Migrante MuMi – Unicef Italia, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. I minori che si raccontano o vengono raccontati hanno vissuto la migrazione e prima ancora la fuga dalla guerra e la paura. “Quanto è facile e ingiusto morire nel Mediterraneo”, ha letto Lwam, una ragazza siriana che ha scritto una lettera allo zio morto al largo di Lampedusa nel 2013. Saheb invece racconta il viaggio dalla Siria a piedi verso la Libia. Il suo messaggio è letto da Caterina Guzzanti che non trattiene in molti istanti l’emozione che coinvolge anche il pubblico. “In Siria non ho fatto in tempo a imparare a leggere e scrivere”, dice Saheb che ripercorre le difficoltà del viaggio insieme alla nonna in carrozzina e alla sorellina. L’attore Roberto Herlitzka ha letto la testimonianza di Haziz che viene dall’Afghanistan. Il piccolo ha 8 anni e non è mai stato a scuola. Racconta la sua permanenza a Belgrado: “Fa freddo, qui è pieno di ragazzini, io sono il più piccolo, e sto aspettando che mio padre, in carcere in Croazia, mi venga a prendere”. Galatea Ranzi ha dato voce a Jasmine di 13 anni che vorrebbe fare la psicologa per aiutare i bambini scappati dalla Siria come lei. “Penso – dice Jasmine – che la guerra mi abbia privato delle mia libreria per studiare e diventare una dottoressa. Non ho più una casa e non ascolto più la voce di mio padre che torna a casa”. Oggi la ragazza vive in Libano, in un appartamento di quattro stanze con altre quattro famiglie. Dice che un giorno tornerà in Siria a studiare come voleva suo padre, cambiare i fiori sulla sua tomba e lasciare lì il suo libro di scienze. Un’altra storia la racconta la piccola protagonista, Ichrak di 12 anni, vestita con un abito tipico algerino. “Non so se lo sapete – afferma seria – ma in Algeria le donne e le bambine rischiano di essere rapite per essere sfruttate come prostitute o per la tratta degli organi. Ho lasciato i miei amici e le maestre. Ho portato con me la musica di mio padre, la sua voce sarà sempre nel mio cuore ma lui mi manca tanto anche se non lo dico mai”. La piccola è in Italia con sua madre da un anno. “Sogno – ha concluso – di diventare una attrice e di seguire le orme di mio nonno e mio padre”.

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