Giornata vittime immigrazione: don La Magra (parroco Lampedusa), “diventa retorica se non ci impegniamo a evitare altri naufragi”

“È importante ricordare i morti e quel tragico naufragio di quattro anni fa, ma diventa retorica se non ci impegniamo perché questo non accada più. Purtroppo, il 3 ottobre 2013 non è stato il giorno di un unico naufragio: ce ne sono stati prima e tanti da allora sono continuati e continuano ad avvenire”. Lo dice al Sir don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, in occasione della Giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione. “Fino a quando la commemorazione e il ricordo commosso delle vittime non farà scaturire scelte politiche che guardino il fenomeno dal punto di vista del migrante, cioè di colui che ha bisogno, serviranno a ben poco. Resteranno solo celebrazioni commoventi, ma fini a se stesse”, precisa il parroco. A metà settembre c’erano state delle polemiche in seguito alla richiesta, poi rientrata, del sindaco di Lampedusa, Totò Martello, di chiudere l’hotspot, perché a suo avviso i migranti avrebbero assunto atteggiamenti molesti: “Lampedusa resta sempre un emblema di accoglienza. Il sindaco – chiarisce don La Magra – ha voluto solo stimolare un poco la risposta politica. Non ci sono mai state denunce o pericoli in particolare. Un’isola che riesce a gestire decine di migliaia di turisti non ha problemi per 150 ragazzi tunisini, ma è una questione che va gestita: anche dal punto di vista dei migranti non deve accadere che centinaia di ragazzi rimangano qui per tanti giorni senza poter fare nulla”. Di fronte alle sfide odierne, “la comunità cristiana cerca di stimolare la riflessione sui diritti delle persone, oltre che ad andare incontro al bisogno dei singoli migranti che passano da qui, molto semplicemente nela quotidianità. Questo resta, infatti, pur sempre un luogo di passaggio”.

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