“Le persone attendono il Papa, attendono una sua visita. Sarebbe per loro un enorme incoraggiamento. Perché si sentirebbero riconosciute e sentirebbero che il loro grido è ascoltato”. Lo confida fr. Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé, in un’intervista rilasciata al Sir al suo rientro in Francia, dopo due settimane trascorse con un altro fratello in Sudan e Sud Sudan. Era stato papa Francesco il 26 febbraio scorso, durante la sua visita nella Chiesa anglicana di “All Saints” a Roma, ad esprimere il desiderio di realizzare una missione in Sud Sudan insieme all’arcivescovo Justin Welby, primate anglicano, la maggiore confessione religiosa del Paese. Viaggio che però fino ad oggi non è stato ancora ufficializzato. “Questa gente – spiega il priore – ha spesso l’impressione che il grido di dolore cada nel vuoto e, se il Papa potesse andare, questa visita infonderebbe grande coraggio. Le persone lo aspettano”. “Il Sud Sudan – dice fr. Alois – sta vivendo un momento di grande difficoltà, che sta provocando nelle persone un senso di pessimismo. Non c’è più speranza. Il Paese è vittima di una inflazione galoppante, i salari non vengono retribuiti da alcuni mesi, e la violenza aumenta e dilaga tra ogni gruppo all’interno del Paese dove circolano molte armi. Ma ho potuto anche vedere la presenza di molte Ong e di Chiese che insieme fanno un lavoro enorme nei settori dell’insegnamento, della solidarietà, cura dei malati, vicinanza agli esclusi e questa presenza è un segno di speranza”. Il priore di Taizé dice anche di essere rimasto colpito dal coraggio e dalla perseveranza delle donne e dalla gioia dei bambini. Alois parlerà di questo viaggio ai giovani che si ritroveranno per l’incontro di fine anno a Basilea (in Svizzera). “Sono esperienze – dice – che ci fanno abbandonare le nostre certezze, il nostro senso di superiorità. Ci rendiamo conto che talvolta in Europa ci poniamo dei falsi problemi. Quando guardiamo i popoli del Sud Sudan, che davvero vivono grandi difficoltà e quando li guardiamo negli occhi, le barriere cadono, i nostri cuori si aprono e diventiamo più umani”.