Papa Francesco: Angelus, “contrapporre Dio e Cesare sarebbe un atteggiamento fondamentalista”

“A chi appartengo io? Alla famiglia, alla città, agli amici, alla scuola, al lavoro, alla politica, allo Stato? Sì, certo. Ma prima di tutto – ci ricorda Gesù – tu appartieni a Dio”. Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di ieri, a cui hanno partecipato – secondo la Gendarmeria vaticana – 25mila persone. “Questa è l’appartenenza fondamentale”, ha spiegato Francesco commentando la frase di Gesù: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. “È Lui che ti ha dato tutto quello che sei e che hai”, ha ricordato il Papa: “E dunque la nostra vita, giorno per giorno, possiamo e dobbiamo viverla nel ri-conoscimento di questa nostra appartenenza fondamentale e nella ri-conoscenza del cuore verso il nostro Padre, che crea ognuno di noi singolarmente, irripetibile, ma sempre secondo l’immagine del suo Figlio amato, Gesù. È un mistero stupendo”. Il cristiano, per Francesco, “è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali senza contrapporre Dio e Cesare; contrapporre Dio e Cesare sarebbe un atteggiamento fondamentalista. Il cristiano è chiamato a impegnarsi concretamente nelle realtà terrene, ma illuminandole con la luce che viene da Dio. L’affidamento prioritario a Dio e la speranza in lui non comportano una fuga dalla realtà, ma anzi un rendere operosamente a Dio quello che gli appartiene. È per questo che il credente guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere la vita terrena in pienezza, e rispondere con coraggio alle sue sfide”. Nel brano evangelico, “Gesù dichiara che pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all’autorità terrena; dall’altra – ed è qui che Gesù dà il “colpo d’ala” – richiamando il primato di Dio, chiede di rendergli quello che gli spetta in quanto Signore della vita dell’uomo e della storia. Il riferimento all’immagine di Cesare, incisa nella moneta, dice che è giusto sentirsi a pieno titolo – con diritti e doveri – cittadini dello Stato; ma simbolicamente fa pensare all’altra immagine che è impressa in ogni uomo: l’immagine di Dio. Egli è il Signore di tutto, e noi, che siamo stati creati a sua immagine” apparteniamo anzitutto a lui. “La Vergine Maria ci aiuti a vivere sempre in conformità all’immagine di Dio che portiamo in noi, dentro, dando anche il nostro contributo alla costruzione della città terrena”, l’auspicio finale.

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