Terra Santa: p. Patton (Custode), “chiamati ad evangelizzare con la vita evitando aggressività e polemica”

“Testimoniare il Vangelo con la vita richiede anzitutto che noi abbiamo accolto il Vangelo, cioè Gesù, nella nostra vita. Poi richiede che nelle singole situazioni concrete entriamo con quello stile pacifico e fraterno che san Francesco ha appreso dal Vangelo, e dev’essere chiaro a chi apparteniamo, da chi ci sentiamo attratti e amati e salvati, chi amiamo e chi dà senso alla nostra vita: Gesù Cristo”. Lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, intervenendo alla Decima giornata per le associazioni di Terra Santa che si svolge oggi a Roma. Riflettendo sul tema dell’incontro, “Testimoniare il Vangelo con la vita”, e richiamando il Capitolo XVI della Regola non bollata (FF 42-45) in cui san Francesco ribadisce la chiamata all’evangelizzazione, padre Patton, ha ricordato che “siamo chiamati ad evangelizzare con la testimonianza della vita, dove occorre evitare ogni forma di aggressività e polemica”. Evangelizzare con la vita “vuol dire che siamo chiamati ad avere prima di tutto un atteggiamento fraterno, ma anche che nell’entrare in relazione con chi ha un credo diverso dal nostro non è la polemica verbale e nemmeno la capacità di controbattere agli argomenti degli altri ciò che evangelizza! Evangelizza molto di più un atteggiamento fraterno, perché il Vangelo – alla lettera – è una notizia bella e buona”. Come fanno “i due frati e le poche centinaia di cristiani rimasti lì che vivono nella Valle dell’Oronte, una delle zone ancora sotto il controllo di Jabat Al Nusra. Sono stati costretti a togliere le croci dalle chiese, spesso derubati e vessati, eppure sono rimasti fedeli al loro battesimo: vivono un senso profondo di fraternità tra di loro e con i cristiani rimasti, evitano di fare polemiche con chi ha occupato le loro case. Riescono a rispondere al disprezzo con l’amore, come ha fatto il più giovane dei due quando ha risposto agli insulti di un gruppo di ragazzi offrendo loro la possibilità di giocare al pallone”. Testimoniare il Vangelo con la vita significa “mettersi a servizio degli altri con motivazioni di gratuità anziché di tornaconto”. Il Custode ha citato l’esempio della piccola scuola materna di Emmaus Qubeibeh e della Scuola di Terra Santa di Gerico. In questi due luoghi, pur essendo una esigua minoranza, i frati e le piccole comunità cristiane testimoniano che “i cristiani vogliono bene anche ai musulmani e vogliono il bene anche dei musulmani. Stanno testimoniando il cuore del Vangelo che è esattamente l’amore gratuito di Dio per ognuno di noi”. Lo stesso accade nel villaggio a prevalenza ebraica di Ain Karem, dove anche lì, c’è un frate, una sola famiglia cristiana e alcuni santuari”. Grazie alla passione per la cucina il frate è riuscito ad intessere “una relazione di amicizia e di interesse reciproco con gruppi di ebrei locali. Testimoniare il Vangelo con la vita – è stata la conclusione – richiede che facciamo tutto con un’unica motivazione profonda: ‘per amore di Dio’”.

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