Papa Francesco: a Collegio brasiliano, “non cadere nell’accademismo e nella tentazione di fare degli studi un mezzo di affermazione personale”

Curare “i quattro pilastri” che sostengono la vita di un presbitero, “la dimensione spirituale, la dimensione accademica, la dimensione umana e la dimensione pastorale”, per non cadere nell’“accademismo e nella tentazione di fare degli studi semplicemente un mezzo di affermazione personale”. È l’esortazione che Papa Francesco ha lanciato questa mattina alla Comunità del Pontificio Collegio Pio Brasiliano di Roma, in occasione del 300° anniversario del ritrovamento della venerata Immagine di Nostra Signora Aparecida. “Voi non siete più parroci o vicari parrocchiali, ma preti studenti. E questa nuova condizione può portare il pericolo di generare uno squilibrio fra i quattro pilastri che sostengono la vita di un presbitero” ha detto il Papa per il quale curare “la dimensione accademica non può significare una noncuranza delle altre dimensioni”. È necessario, dunque, prendersi cura della vita spirituale che, per il Pontefice vuol dire “la Messa di ogni giorno, la preghiera quotidiana, la lectio divina, l’incontro personale con il Signore, la recita del rosario”. Circa la dimensione pastorale “è salutare e consigliabile svolgere qualche attività apostolica” e riguardo alla dimensione umana, “occorre soprattutto evitare che, davanti a un certo vuoto generato dalla solitudine – perché adesso si gode meno della consolazione del popolo di Dio di quando si era in diocesi –, si perda la prospettiva ecclesiale e missionaria degli studi”. Trascurare queste quattro dimensioni, ha spiegato Papa Francesco, “apre le porte ad alcune malattie che possono assalire il sacerdote studente”, come per esempio “l’accademismo e la tentazione di fare degli studi semplicemente un mezzo di affermazione personale”. In entrambi i casi, ha rimarcato il Santo Padre “si finisce per soffocare la fede che invece abbiamo la missione di custodire”. Da qui il monito: “Non dimenticate, per favore, che prima di essere maestri e dottori voi siete e dovete rimanere sacerdoti, pastori del popolo di Dio!”. Per mantenere l’equilibrio tra questi quattro pilastri fondamentali della vita sacerdotale il rimedio “più efficace” è “la fraternità sacerdotale”. In pratica, ciò significa sapere che “il primo oggetto della nostra carità pastorale dev’essere il nostro fratello nel sacerdozio. Pregare insieme, condividere le gioie e le sfide della vita accademica; aiutare coloro che soffrono di più la nostalgia; uscire insieme per una passeggiata; vivere come una famiglia, da fratelli, senza lasciare nessuno da parte, compresi quelli che sono in crisi o forse hanno avuto degli atteggiamenti censurabili, perché ‘la fraternità presbiterale non esclude nessuno’.

“Cari sacerdoti, – ha concluso Papa Bergoglio – il popolo di Dio ama vedere e ha bisogno di vedere che i suoi preti si vogliono bene e vivono da fratelli; e ciò è ancora più vero pensando al Brasile e alle sfide sia religiose che sociali che vi attendono al ritorno. Infatti, in questo momento difficile della sua storia nazionale, quando tante persone sembrano aver perso la speranza in un futuro migliore a causa degli enormi problemi sociali e di una scandalosa corruzione, il Brasile ha bisogno che i suoi preti siano un segno i speranza. I brasiliani hanno bisogno di vedere un clero unito, fraterno e solidale, in cui i sacerdoti si trovano ad affrontare insieme gli ostacoli, senza cedere alle tentazioni del protagonismo o del fare carriera. Sono sicuro che il Brasile supererà la sua crisi e ho fiducia che voi sarete in questo protagonisti”.

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