Forum Coldiretti: mons. Galantino, “cooperazione, imprenditorialità e innovazione per rilanciare sistema agro-alimentare”

“Cooperazione”, “imprenditorialità”, e “innovazione” sono queste le parole chiave per un rilancio del sistema agro-alimentare globale e per l’attivarsi di processi sistemici che richiedono interventi di carattere istituzionale e relazionale, oltre che economico e finanziario. Ad indicarle oggi al Forum della Coldiretti a Cernobbio è stato il segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino. “Cooperazione è qui da intendere negli aspetti extra-economici (radicamento nel territorio, capitale sociale, creazione di beni pubblici e collettivi) capaci di rafforzare le basi relazionali di un sistema territoriale integrato e attivo. Cooperazione fra agenti diversi, del comparto economico come della società civile; ma anche e soprattutto cooperazione fra le istituzioni e con le istituzioni”. “Imprenditorialità”: per mons. Galantino si tratta di “riuscire a trovare gli strumenti e gli incentivi per favorire l’adozione, anche da parte delle piccole e medie imprese in aree marginali, dei modelli di business basati sulla creazione di valore condiviso posti ormai al centro delle strategie di crescita di grandi imprese globali quali Ibm e Google”. Infine “innovazione” che significa “non solo innovazione tecnica o di processo, ma anche e soprattutto innovazione sociale per rispondere alle specificità e alle diverse emergenze dei territori (marginalità, disoccupazione, illegalità, assenza di servizi, spopolamento, abbandono) in un contesto caratterizzato dalla rimodulazione dei modelli di welfare”. Mons. Galantino ha poi indicato nel Sud Italia “un laboratorio di sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale di rilevanza globale” grazie alla ricchezza bio-culturale dei suoi territori e della sua agricoltura. “In un mondo caratterizzato da crescenti disuguaglianze economiche e da una crisi ambientale ormai innegabile – ha affermato mons. Galantino – c’è più che mai bisogno di immaginare e sperimentare percorsi alternativi al modello “neo-produttivista”, basato sulla cosiddetta “intensificazione sostenibile. Nell’immaginare e mettere in atto tali percorsi alternativi, l’Italia ha per storia, vocazione e cultura un vantaggio incolmabile rispetto ad altri paesi e può trovare, proprio nell’agricoltura del Sud, l’opportunità di mostrare come tale modello sia capace di coniugare crescita, qualità, sostenibilità e giustizia sociale”.

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