Tratta: il tema della Giornata mondiale di preghiera dell’8 febbraio e gli eventi previsti

foto SIR/Marco Calvarese

È già in preparazione la quarta Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani, che si svolgerà l’8 febbraio 2018 e avrà come filo conduttore il tema “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!”. Tra gli eventi previsti: il 28 novembre 2017 si svolgerà a Roma un seminario di studio in preparazione della giornata presso l’Università Lumsa; una veglia di preghiera contro la tratta (3 febbraio 2018), l’udienza con Papa Francesco (12 febbraio 2018). La Giornata di preghiera si celebra ogni anno nel giorno in cui si ricorda la memoria liturgica di Santa Bakhita, che conobbe nella sua vita le sofferenze della schiavitù, ed è promossa da un Comitato coordinato da Talitha Kum (Uisg-Usg), la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone. I partner del Comitato sono: la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il Dicastero per il servizio allo sviluppo umano integrale, la Sezione Migranti e rifugiati, Caritas internationalis, l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche, l’Anti-trafficking working group, Jesuit refugees service. “L’edizione 2018 ci permette di accompagnare con la preghiera e il nostro impegno i lavori delle Nazioni Unite per il Global Migration Compact – spiega suor Gabriella Bottani, coordinatrice del Comitato -, uno strumento internazionale con il quale i capi di Stato e dei governi di tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite mettono al centro della loro agenda politica il tema di migranti e rifugiati, riconoscendo il bisogno di un approccio comune e coordinato. La tratta di persone è uno dei temi centrali del dibattito”. Recentemente il fenomeno ha subito ulteriori cambiamenti: “L’aumento esponenziale di persone che – in fuga da paesi in guerra o rischiosi per l’incolumità personale – si affidano alle organizzazioni che favoriscono l’ingresso illegale sui nostri territori, ha indotto le organizzazioni criminali a confondere le proprie vittime tra i tanti migranti che approdano sulle nostre coste e chiedono il riconoscimento dello status di rifugiato”. Perciò è necessario “mettere in atto le misure per una adeguata e precoce identificazione delle vittime, per una pronta assistenza e protezione a persone vulnerabili come le vittime di tratta”.

 

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