Medici Senza Frontiere: da oggi la raccolta fondi “Cure nel cuore dei conflitti”. Sms solidale al 45548

“Cure nel cuore dei conflitti”: è il titolo della campagna di raccolta fondi di Medici senza Frontiere (Msf) che parte oggi 20 ottobre (fino al 13 novembre) con lo scopo di sostenere i progetti dell’ong nei conflitti, in particolare in Yemen, Siria, Iraq, Afghanistan, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana. Si possono donare 2 o 5 euro via sms, 5 o 10 euro con chiamata al numero 45548. Bastano 2 euro per 15 garze con chiusura adesiva, 5 euro per 6 teli isotermici da sopravvivenza, 10 euro per un kit chirurgico per un’operazione di emergenza. “Quando un paese è devastato dalla guerra, intere popolazioni vengono messe in ginocchio” dichiara Loris De Filippi, presidente di Msf. “Oltre ai feriti degli attacchi, tra cui donne e bambini colpiti nelle loro stesse case, ci sono comunità assediate senza cibo e beni essenziali. E se un ospedale viene distrutto, a migliaia restano privi di assistenza medica, anche per una malattia o per far nascere un figlio. Consegnare tempestivamente le cure di cui hanno bisogno è una sfida medica e logistica senza pari, che affrontiamo ogni giorno nei conflitti. Come organizzazione indipendente possiamo farlo solo grazie a chi ogni giorno sceglie di sostenere la nostra azione”. I contesti di guerra e instabilità interna rappresentano il 55% delle attività di Msf che lavora secondo l’etica medica e i principi di indipendenza, imparzialità e neutralità, portando cure mediche esclusivamente in base ai bisogni e senza schierarsi, con l’unico obiettivo primario di curare tutte le vittime, siano essi civili o combattenti, come previsto dal diritto umanitario internazionale. In questi contesti Msf opera solo con fondi privati, perché in guerra più che mai l’indipendenza finanziaria è alla base della nostra capacità di azione. Il 100% dei fondi raccolti in Italia deriva da donazioni private (94% individui, 6% imprese e fondazioni). Il 56,7% dei fondi Msf viene speso in Africa, il 30,2% in Asia, il 5,1% in America, in Europa il 4,9% e lo 0,4% in Oceania (dati 2016).

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