Giudici: Airoma (Centro studi Livatino), “corrono il rischio di perdere la loro imparzialità, tradendo la propria missione”

“Se una volta il giudice era la ‘bocca della legge’, oggi viviamo il tempo in cui la bocca del giudice sembra essere diventata essa stessa la legge. Non solo per ricerca di protagonismo, ma per qualcosa di strutturale: per un rovesciamento di prospettiva che fa apparire la legge sempre in ritardo rispetto alla sentenza del giudice e che quando arriva consacra il dictum giurisprudenziale”. Lo ha detto il vicepresidente del Centro studi Livatino, Domenico Airoma, intervenendo oggi pomeriggio all’annuale convegno nazionale del Centro studi Livatino che si è tenuto questo pomeriggio a Roma nel Palazzo dei gruppi parlamentari. L’incontro, sul tema “Giudici senza limiti?”, ha visto numerosi esperti del mondo politico e giudiziario confrontarsi sullo stato di salute del sistema giuridico italiano, a pochi giorni dallo studio condotto da Cer-Eures che ha evidenziato la lentezza della giustizia italiana: secondo il report, in Italia prima di arrivare a sentenza, un procedimento civile dura quasi 991 giorni, contro i 510 della Spagna, i 429 della Germania e i 395 della Francia. Secondo Airoma, “i giudici corrono il rischio di perdere la loro imparzialità, tradendo in questo modo la propria missione”. “L’alternativa – ha aggiunto il vicepresidente del Centro studi Livatino – non è la mera difesa del dato normativo, ma ricomporre una società a misura d’uomo. In questa prospettiva, riformare la giustizia non è compito di pochi magistrati, ma di tanti. Insieme con politica e opinione pubblica, questo non può essere compito di una minoranza”. L’auspicio di Airoma è di “poter dare voce a tutti quei giuristi convinti che ci sono limiti oltre i quali non si può andare: ogni desiderio non può diventare un diritto – ha concluso – perché questa filosofia è destinata a soccombere dinanzi alle cosiddette ‘oligarchie dei nuovi diritti”‘.

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