Cattedrali europee: mons. Benotto (Pisa), “in un antico documento i nomi delle campane del duomo e le ‘regole’ per suonarle”

“Un antico documento conservato nella Biblioteca Cateriniana cita i nomi delle campane del duomo di Pisa: Vespruccio, Moschetta, Terza, Nuova, Pasquareccia, Giustizia, Ave Maria e Assunta. E dà le ‘regole’ per come suonarle”. Al documento ha fatto cenno l’arcivescovo di Pisa, mons. Giovanni Paolo Benotto, in occasione del convegno internazionale “Campanili e campane” in corso a Pisa. Alcune delle campane della celebre torre pendente sono state suonate, nella pausa pranzo, dai campanari lucchesi e della Valle del Serchio. Uno spettacolo cui i campanari hanno ormai abituato i pisani in occasione della festa patronale di San Ranieri del 17 di giugno. Purtroppo, oggi, le campane sono per lo più elettrificate: quelle suonate a corda sono residuali. E anche la figura del campanaro è in via di estinzione. Contribuisce a valorizzarla e a mantenerla in vita la Federazione nazionale suonatori di campane, il cui presidente Eles Belfontali ha portato il suo saluto ai convegnisti.
Bella la testimonianza di Chiara Donà sul Museo veneto delle campane (Muvec), “la cui nascita è strettamente legata alla fonderia pontificia Daciano Colbachini e figli, in quanto i proprietari del museo sono i diretti eredi di questa famiglia. La loro storia imprenditoriale – ha ricordato Chiara Donà – comincia nel 1745 nella contrada Angarano a Bassano. Qui aprirà i battenti la loro prima fonderia di campane. L’azienda si consoliderà nel tempo e si trasferirà nella città di Padova nel 1800 per inserirsi in un tessuto commerciale più fitto e quindi più ricco di opportunità”. “Una storia artigiana durata 261 anni, dal 1745 al recente passato. Un percorso familiare imprenditoriale che ha mantenuto la continuità della tradizione e tramandato in linea diretta di padre in figlio saperi e passioni”, ha aggiunto.

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