Papa a Cesena: incontro con il clero, no alla “faccia dei peperoncini all’aceto” e al “terrorismo delle chiacchiere”

1 ottobre: visita pastorale di Papa Francesco a Cesena e a Bologna, incontro con i sacerdoti e religiosi nella Basilica di San Domenico (Foto L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

No a preti “con la faccia dei peperoncini all’aceto”, sì invece a sacerdoti che abbiano “la gioia di finire la giornata stanchi, e non avere bisogno delle pasticche per dormire”. Sono alcune delle espressioni a braccio usate ieri durante l’incontro con il clero, nella cattedrale di Cesena, in cui Francesco ha chiesto ai presenti di “recuperare la capacità di guardare”: “Oggi – ha spiegato – si possono vedere tanti volti attraverso i mezzi di comunicazione, ma c’è il rischio di guardare sempre meno negli occhi degli altri. È guardando con rispetto e amore le persone che possiamo fare anche noi la rivoluzione della tenerezza. E io invito voi a farla, a fare questa rivoluzione della tenerezza”. “Corresponsabilità”, ha spiegato il Papa, è una “parola-chiave” per una Chiesa in uscita, capace di “andare incontro ai fratelli”. “Le piaghe di Gesù rimangono visibili in tanti uomini e donne che vivono ai margini della società”, l’appello di Francesco: “segnati dalla sofferenza, dal disagio, dall’abbandono e dalla povertà. Persone ferite dalle dure prove della vita, che sono umiliate, che si trovano in carcere o in ospedale. Accostando e curando con tenerezza queste piaghe, spesso non solo corporali ma anche spirituali, veniamo purificati e trasformati dalla misericordia di Dio”. L’esempio citato è quello di san Vincenzo de’ Paoli, che 400 anni fa iniziava in Francia una vera “rivoluzione” della carità: “Anche a noi oggi è chiesto di inoltrarci con ardore apostolico nel mare aperto delle povertà del nostro tempo, consapevoli però che da soli non possiamo fare nulla. La preghiera è la forza della nostra missione – come più recentemente ci ha dimostrato anche santa Teresa di Calcutta”. Il Papa ha pronunciato, infine, ancora una volta il suo no al “terrorismo delle chiacchiere”, che sono “come una bomba” che distrugge la comunità.

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