Papa a Bologna: incontro con gli studenti, “non accontentiamoci di assecondare l’audience: serve cultura a misura d’uomo”

1 ottobre: visita pastorale di Papa Francesco a Cesena e a Bologna, incontro con gli studenti e il mondo accademico a Piazza S. Domenico (Foto L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

“Diritto alla cultura, diritto alla speranza, diritto alla pace”. Su questi tre binari si è incentrato il discorso rivolto ieri dal Papa, a Bologna, al mondo dell’università. Diritto alla cultura, ha spiegato, non è solo il “sacrosanto diritto per tutti di accedere allo studio”, ma significa “tutelare la sapienza, cioè un sapere umano e umanizzante”. “Troppo spesso si è condizionati da modelli di vita banali ed effimeri, che spingono a perseguire il successo a basso costo, screditando il sacrificio, inculcando l’idea che lo studio non serve se non dà subito qualcosa di concreto”, il grido d’allarme di Francesco: “No, lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita. È da reclamare il diritto a non far prevalere le tante sirene che oggi distolgono da questa ricerca”. Due gli esempi citati dal Papa: “Ulisse, per non cedere al canto delle sirene, che ammaliavano i marinai e li facevano sfracellare contro gli scogli, si legò all’albero della nave e turò gli orecchi dei compagni di viaggio. Invece Orfeo, per contrastare il canto delle sirene, fece qualcos’altro: intonò una melodia più bella, che incantò le sirene”. “Ecco il vostro grande compito: rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte dinamiche e forti, con la ricerca, la conoscenza e la condivisione”, l’appello del Papa: “Armonizzando nella vita questa bellezza custodirete la cultura, quella vera. Perché il sapere che si mette al servizio del miglior offerente, che giunge ad alimentare divisioni e a giustificare sopraffazioni, non è cultura. Cultura – lo dice la parola – è ciò che coltiva, che fa crescere l’umano. E davanti a tanto lamento e clamore che ci circonda, oggi non abbiamo bisogno di chi si sfoga strillando, ma di chi promuove buona cultura. Ci servono parole che raggiungano le menti e dispongano i cuori, non urla dirette allo stomaco”. “Non accontentiamoci di assecondare l’audience”, l’invito del Papa: “Non seguiamo i teatrini dell’indignazione che spesso nascondono grandi egoismi; dedichiamoci con passione all’educazione, cioè a trarre fuori il meglio da ciascuno per il bene di tutti. Contro una pseudocultura che riduce l’uomo a scarto, la ricerca a interesse e la scienza a tecnica, affermiamo insieme una cultura a misura d’uomo, una ricerca che riconosce i meriti e premia i sacrifici, una tecnica che non si piega a scopi mercantili, uno sviluppo dove non tutto quello che è comodo è lecito”.

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