Aleppo: p. Alsabagh (parroco), “la città è distrutta come Sarajevo”. Ricostruite oltre 650 case

“Da dicembre 2016 è entrato in vigore l’armistizio e viviamo senza il terrore delle bombe. Qualche miglioramento è visibile, ma le sfide che ci impegnano sono numerose e urgenti”. È quanto ribadisce al Sir padre Ibrahim Alsabagh, parroco della parrocchia latina di san Francesco di Assisi, nel quartiere di Azizieh, centro di Aleppo, parlando della situazione siriana, a margine di una mostra dedicata agli 800 anni della presenza francescana in Terra Santa, allestita a Crema, nella chiesa di san Bernardino. “C’è un’estrema necessità di dare assistenza agli anziani: molti abitano da soli e tante case di riposo sono state demolite dal conflitto. L’unica struttura funzionante in tutta la città è quella delle missionarie della carità: accoglie quasi il doppio delle persone che dovrebbe ospitare, 55 invece di 30. Il progetto di microeconomia in favore delle piccole imprese procede: ci sono tante persone che hanno una gran voglia di lavorare, ma non possiedono un negozio oppure le merci da vendere o i macchinari, e a loro diamo un contribuito economico per riavviare l’attività”, spiega il francescano. “La città è distrutta come Sarajevo o Varsavia dopo la Guerra Mondiale, ma abbiamo ricostruito oltre 650 case demolite o danneggiate seriamente. Questo intervento miracoloso, che è stato possibile grazie all’opera di tanti ingegneri cristiani, ci ha consentito di restituire alle famiglie la loro dignità, oltre a un luogo dove vivere. L’acqua e l’elettricità arrivano a intermittenza: quando sono disponibili nel mezzo della notte, le donne si mettono all’opera con le faccende domestiche, felici di poter adoperare dopo anni il ferro da stiro”, dice Alsabagh.

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