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Parlamento Ue: “rivedere Dublino e sistema di asilo”. Stop alla regola del “primo Paese”. Niente fondi a chi non accoglie rifugiati

(Bruxelles) “Il sistema europeo di asilo è una delle questioni chiave che determinano lo sviluppo futuro dell’Europa. In qualità di relatrice, il mio obiettivo è creare un sistema d’asilo veramente nuovo basato sulla solidarietà, con regole chiare e incentivi a seguirle, sia per i richiedenti asilo che per tutti gli Stati membri “. Cecilia Wikström, eurodeputata svedese, è la relatrice sul provvedimento approvato oggi nella commissione per le libertà civili del Parlamento europeo con le proposte per un nuovo regolamento di Dublino, per “rimediare alle attuali debolezze” del sistema d’asilo dell’Unione europea e “creare un sistema solido per il futuro”. Il punto principale del testo approvato riguarda il fatto che il “primo Paese di arrivo non sarà più automaticamente responsabile per i richiedenti asilo”. L’attribuzione della responsabilità sarebbe basata, secondo quanto chiede il Parlamento, sui “reali legami” con uno Stato membro, quali la famiglia, l’avervi già vissuto in precedenza o gli studi. “In assenza di questi legami, i richiedenti asilo verrebbero automaticamente assegnati ad uno Stato membro dell’Ue in base ad un metodo di ripartizione fisso”, dopo essere stati registrati al loro arrivo, “e dopo un controllo di sicurezza e una rapida valutazione dell’ammissibilità della loro domanda di protezione”. Questo per evitare che gli Stati membri “in prima linea”, come Italia e Grecia, “si assumano una quota sproporzionata degli obblighi internazionali dell’Europa nei confronti delle persone bisognose”.
Inoltre, i Paesi dell’Ue che si rifiutano di ricollocare i richiedenti asilo “dovrebbero avere un accesso limitato ai fondi Ue”, secondo il progetto di mandato negoziale sulle nuove regole di Dublino. Il progetto di relazione preparato da Cecilia Wikström è stato approvato con 43 voti a favore e 16 contrari, senza alcuna astensione. Il testo costituisce il mandato negoziale del Parlamento per i colloqui con gli Stati membri in seno al Consiglio. La decisione della commissione per le libertà civili dovrà ora essere confermata formalmente dalla plenaria durante la sessione di novembre a Strasburgo. Poi il testo passerà al Consiglio, dove sono rappresentati i governi degli Stati membri; è certo che la relazione approvata in commissione parlamentare – molto avanzata nei contenuti – e che potrebbe essere votata in plenaria, troverà ostacoli e opposizioni da diversi Stati membri.

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