“Come ci sono bombe che non si possono disinnescare perché comunque esploderebbero, così ci sono discorsi che non si possono smontare perché sono soltanto un mezzo affinché qualcosa di male passi e si insinui nel modo di pensare dell’altro”. Con questa metafora padre Diego Fares, sul numero de “La Civiltà Cattolica” in uscita oggi, spiega che “c’è un linguaggio che avvelena l’anima. In questi casi, l’unica cosa da fare è allontanarsi e non ingerire il veleno”. Il punto di partenza è una riflessione sul linguaggio di Gesù – “un linguaggio semplice, che arriva dritto al cuore; l’opposto, dice il Papa, del linguaggio complicato di una teologia rigida che allontana le persone dal mistero del Regno”. Il linguaggio che mi avvicina al linguaggio di Gesù, la tesi di Fares, proviene dallo “spirito buono”, quello che mi allontana dall’amore di Gesù proviene dallo “spirito cattivo”: di qui la necessità di operare un “discernimento”, per metterci al riparo da qualsiasi “discorso ingannevole”. L’esempio in questione è il linguaggio “usato da alcuni media, che punta anch’esso dritto al cuore, non per spargere il buon seme del grano, ma per seminare zizzania velenosa”. “Ogni tanto – la constatazione del gesuita – capita di leggere articoli che attaccano la Chiesa e il Papa. Sì, la Chiesa e il Papa, perché si tratta di un attacco a entrambi, sebbene qualcuno affermi di attaccare il Papa per difendere la dottrina della Chiesa; come pure altri dicono di difendere il Papa mentre se la prendono con la Chiesa. Il linguaggio che essi usano non sembra complicato; i titoli su intrighi di potere, veleni tra alti prelati, lotte interne alla Curia, clamorosi errori pastorali o politici e minacce alla dottrina cattolica, sono chiarissimi e diretti. Ma un linguaggio semplicistico non è un linguaggio semplice, sebbene possa assomigliargli, proprio come la zizzania all’inizio assomiglia al grano buono”.