Legalità: mons. Bertolone (vescovi calabresi), la corruzione è “un grave peccato”

“Oggi il senso del dovere è merce rara come quella del rispetto delle regole, dell’impegno, delle rinunce. Ma il bene, come purtroppo anche il male, è contagioso e i buoni esempi aiutano”. Lo ha detto monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza episcopale calabrese, dialogando con gli studenti del liceo classico Telesio di Cosenza durante l’incontro “Senza dovere non c’è diritto”, organizzato dall’associazione “Più di cento. Tana per la legalità”. “Quando si parla di diritti e doveri, ed essi non possono essere disgiunti fra di loro, si chiama in causa la dignità della persona, nel rispetto dei principi di umanità e di reciprocità. Quindi, il denominatore comune è l’uomo, la sua sacralità: per questo condanniamo la pena di morte, la pedofilia, lo stupro”, ha detto mons. Bertolone. Il presule ha parlato della “corruzione diffusa”, che è “un grave peccato perché oblitera la morale, annulla la voce della coscienza, fa perdere la propensione al bene comune perché rende prioritario quello personale”. Per mons. Bertolone “qualcuno potrebbe obiettare che è fuori luogo parlare di bene comune, ma non possiamo dichiarare la resa e lasciarci fagocitare dal sistema imperante o quanto meno molto diffuso che, scaricando la responsabilità sugli altri, ci fa compiere tante nefandezze e meschinità”. Sollecitato dai giovani, mons. Bertolone ha chiesto loro di “mantenere sempre la parola data, costi quel che costi, anche nelle piccole cose anche nei vostri rapporti. Insieme, piccoli e grandi, possiamo costruire un mondo migliore”.

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