Battaglia di Raqqa: Save the Children, “profonda preoccupazione” per escalation della crisi umanitaria. 270mila persone in fuga

Nelle ore in cui la città di Raqqa viene sottratta alle mani dell’Isis, Save the Children esprime “profonda preoccupazione” per la rapida escalation della crisi umanitaria nella Siria nordorientale. L’organizzazione denuncia che “circa 270.000 persone fuggite dai combattimenti a Raqqa hanno ancora urgentemente bisogno di aiuti e i campi di sfollati sono al limite del collasso. A causa degli alti livelli di distruzione registrati a Raqqa e nelle zone limitrofe, la maggior parte delle famiglie si ritrova con poco o nulla per tornare a casa e presumibilmente sarà costretta a rimanere nei campi ancora per molti mesi e anni a venire. Ogni giorno, inoltre, più di 10.000 persone continuano a fuggire dagli scontri nelle roccaforti dell’Isis intorno a Deir Ezzour, a 140 chilometri a sud-est rispetto a Raqqa”. Per il futuro, afferma Save the Children, “saranno necessari investimenti sostanziali per ricostruire le case distrutte, le strutture sanitarie e le scuole, oltre che per rimuovere le mine inesplose prima che le persone possano rientrare a casa”. L’organizzazione, inoltre, ravvisa l’urgenza di “finanziamenti per supportare i bambini, che hanno perso molti anni scolastici, nel ritorno tra i banchi di scuola. A causa delle terribili violenze alle quali hanno assistito, molti bambini continuano a essere tormentati da incubi e avranno bisogno di un ampio sostegno psicologico. Ci potrebbero volere molti anni per curare i danni psicologici che hanno subito”. “Se, da un lato, l’offensiva militare a Raqqa sembra avviarsi verso la conclusione, dall’altro la crisi umanitaria in corso si sta rivelando più grande che mai. Nelle zone limitrofe – riferisce Sonia Khush, direttrice di Save the Children in Siria – i combattimenti sono ancora in corso e migliaia di bambini ogni giorno continuano ad arrivare in campi già sovraffollati. Le condizioni in questi campi sono a dir poco precarie, e le famiglie non hanno abbastanza cibo, acqua e medicine. Per loro, tuttavia, non è ancora abbastanza sicuro tornare a casa e la maggior parte delle abitazioni sono state ridotte in macerie”. “Questi bambini, non vanno dimenticati neanche quando i combattimenti finiranno. Dobbiamo fare di tutto per garantire loro un futuro. La comunità internazionale investe grandi somme di denaro in azioni militari, ma solo una piccola parte per aiutare i bambini e le famiglie che purtroppo ne subiscono le conseguenze”.

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