Lotta alla povertà: Eurostat, un quarto dei cittadini europei fa i conti con deprivazioni materiali e indigenza

(Bruxelles) “Cala la percentuale dei cittadini europei che sono a rischio povertà o esclusione sociale”. La bella notizia arriva da Eurostat, l’ente di statistica dell’Ue, che oggi ha pubblicato (alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, che si celebra il 17 ottobre) i dati relativi al 2016, quando la percentuale delle persone a rischio è stata – pur sempre – del 23,4%. Dopo il picco del 25% raggiunto nel 2012, il dato attuale “è solo 0,1% al di sopra alla percentuale del 2009”. Come sempre, è ampia la forbice europea: in Bulgaria, Romania e Grecia infatti a rischio povertà è più di un terzo della popolazione (rispettivamente 40,4%, 38,8%, 35,6%), mentre nella Repubblica Ceca, in Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi, questa fascia si riduce di molto (con percentuali tra il 13,3% dei cechi e il 16,8% degli olandesi). L’Italia è sopra la media europea con il 25,5% di persone a rischio. In questo macro-gruppo rientrano tre categorie di persone: i “lavoratori poveri”, cioè chi ha un salario insufficiente, che sono il 17,3%, un dato che “rispetto al 2008 è cresciuto in 21 Stati membri, e diminuito in 4”. Ci sono poi 7,5% di europei che vivono in situazione di grave privazione materiale (in Bulgaria sono il 31,9%, in Svezia 0,8%): la situazione è peggiorata in 10 Paesi e migliorata in 15. E infine c’è il 10,5% della popolazione che è “sotto-occupata”, cioè lavora meno del 20% delle sue possibilità.
Tutti e tre gli indicatori di povertà sono peggiorati per l’Italia: il gruppo che è aumentato di più è quello delle persone “in situazione di grave deprivazione materiale”, passato da 7,5% a 11,5%.

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