Agricoltura: Coldiretti, “G7 fermi sfruttamento” di minori e lavoratori

Mons. Nunzio Galantino e Roberto Moncalvo con la pecora Vicky alla mobilitazione per il G7 dell'agricoltura a Bergamo

Il “G7 fermi lo sfruttamento” in campo agricolo. È l’appello lanciato oggi dalla Coldiretti in occasione del G7 dell’agricoltura a Bergamo. Nella città bassa, l’associazione ha organizzato una mobilitazione con i prodotti locali del territorio e la pecora “Vicky” di razza bergamasca, che è la più grande del mondo, assunta a simbolo del G7. Prima di partecipare alla conferenza “Obiettivo fame zero”, è intervenuto anche il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino. La Coldiretti denuncia come “dal riso asiatico alle conserve di pomodoro cinesi, dall’ortofrutta sudamericana alle nocciole turche, gli scaffali dei supermercati dell’Unione Europea sono invasi dalle importazioni di prodotti extracomunitari ottenuti dallo sfruttamento spesso anche grazie alle agevolazioni commerciali”. A finire sotto accusa è innanzitutto “il lavoro minorile, che riguarda in agricoltura circa 100 milioni di bambini secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), di operai sottopagati e sottoposti a rischi per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni ‘schiavi’”. Ci sono “i laogai, i campi agricoli lager” in Cina e poi c’è “lo sfruttamento del lavoro delle minoranze curde”, quello delle rose dal Kenya “per il lavoro sottopagato e senza diritti”, quello dei fiori dalla Colombia “dove è stato denunciato lo sfruttamento del lavoro femminile”, quello della carne dal Brasile “dove è stato denunciato il lavoro minorile” e “lo sfruttamento del lavoro minorile nelle coltivazioni di aglio, uva, olive, fragole e pomodori” in Argentina. A questo si aggiunge anche uno sviluppo che porta al disboscamento e aumenta l’inquinamento. Per Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, “non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato. È necessario, invece, che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda ambiente, salute e lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale”.

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