Scuola: Vacchina (Forma), “in regioni prive di formazione professionale, tassi di dispersione più alti”

“La questione giovanile è la questione per eccellenza del nostro Paese”. Lo sostiene Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma (Associazione nazionale enti di formazione professionale), intervenuta all’incontro della Consulta dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università (Unesu) della Cei in corso a Roma. Richiamando la legge 107/2015, più nota come “Buona scuola”, che ha introdotto nella scuola superiore l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria (almeno 400 ore nell’ultimo triennio dell’istruzione tecnica e professionale, almeno 200 ore nei licei), Vacchina osserva: “In Italia si passa da un eccesso all’altro. Prima non si poteva parlare di lavoro a scuola; ora il lavoro vi entra in modo massiccio mentre richiederebbe un po’ di gradualità e accompagnamento”. Per quanto riguarda gli abbandoni scolastici (con  numeri record in Italia rispetto all’Europa), tra gli obiettivi della strategia Europa 2020, c’era il loro contenimento al di sotto del 10%. “In Italia – spiega l’esperta – la situazione sta gradualmente migliorando ma rimangono ancora serie difficoltà.  Il dato odierno del 13,8% contro il 14,7% del 2015 è un piccolo passo avanti ma rimane lontano dagli obiettivi”.
Soprattutto perché si tratta di un fenomeno distribuito in modo disomogeneo sul territorio: “a Nordest pari all’8,9%; al 12% al Nordovest per toccare il 18,1 in Sardegna dove è schizzato in alto con l’eliminazione della formazione professionale”. Per Vacchina, “la mancanza di sistemi di formazione professionale, ossia di enti accreditati dalle regioni, corrisponde a un tasso più alto di dispersione scolastica”.

 

 

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