Scuola: Vacchina (Forma), “200mila posti non occupati per mancanza di profili adatti. Serve filiera professionalizzante”

“Una filiera professionalizzante forte è una risorsa strategica per l’occupazione giovanile e il reinserimento degli adulti espulsi dal mercato del lavoro”. Ne è convinta Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma (Associazione nazionale enti di formazione professionale), intervenuta all’incontro della Consulta dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università (Unesu) della Cei in corso a Roma. Secondo il rapporto dell’Ocse OECD Skills Strategy Diagnostic Report: Italy 2017  (Strategia per le competenze per l’Italia), diffuso il 5 ottobre dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il nostro è un Paese “a bassa competenza”, intrappolato in un “low-skillequilibrium”. Secondo l’indagine, 13 milioni di italiani adulti (il 40% della popolazione) possiedono basse competenze. Solo il 20% dei giovani tra i 25 e i 34 anni è laureato (contro la media Ocse del 30%), e anche chi è in possesso di un titolo universitario ha, in media, “un più basso tasso di competenze” in lettura e matematica (26° posto su 29 Paesi Ocse). Tenendo conto di questo, dell’altissimo numero di Neet (giovani Not in education, employment or training) e del grande mismatch tra i contenuti dello studio e le competenze richieste dal mercato di lavoro, per Vacchina “occorre rafforzare la filiera professionalizzante.
Alla base – spiega – c’è un problema di orientamento e conoscenza del mercato del lavoro. Servono politiche pubbliche tese e intravvedere e intercettare i bisogni di questo mercato e ad orientare gli studi in questo senso”. Oggi, fa sapere, in Italia “200mila posizioni lavorative rimangono non occupate per mancanza di giovani non formati”. Per quanto riguarda la disoccupazione, in Germania quella generale è pari al 3,8% della popolazione; in Italia arriva all’11,1% (dati aggiornati a giugno 2017); quella giovanile raddoppia in Germania (6,7%) ma è più che triplicata nel nostro Paese: 36,5%. Per Vacchina “una filiera professionalizzante solida e sviluppata costituisce una risorsa strategica non solo per l’occupazione dei giovani ma anche per il reinserimento degli adulti espulsi dal mercato del lavoro”.

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