Diocesi: Milano, arcivescovo Delpini domani a Seveso con i diaconi per i 30 anni dell’istituzione del ministero

È prevista per domani, sabato 14 ottobre, al Centro pastorale di Seveso, la partecipazione dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, al convegno per il 30esimo anniversario della istituzione del diaconato permanente che ha reintrodotto nelle Chiesa questa antica figura. L’incontro inizierà alle ore 10.00. Sarà aperto da una relazione di monsignor Tullio Citrini su “Un’immagine di diaconato, trent’anni dopo”. Proseguirà con le testimonianze di due diaconi, una moglie, un presbitero. Si concluderà alle 12.30 con l’intervento dell’arcivescovo. Voluto in diocesi dall’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, il diaconato permanente è un ministero, si legge in un comunicato della curia milanese, “che è stato guardato con crescente interesse dalla Chiesa ambrosiana”. Oggi i diaconi ambrosiani sono 142, hanno un’età media di 63 anni (il più giovane ne ha 35 e il più anziano 84). La metà lavora e l’80% ha una famiglia. “Per me la vocazione è stata proprio una chiamata, una chiamata per telefono da parte del Vicario generale della diocesi, cui non potevo dire di no, soprattutto per il rispetto e l’affetto che ancora oggi gli porto. Mi disse: ‘Ti invito a pensare al diaconato, però ricordati che quando la Chiesa chiama, chiama’. Mi sono fidato di quella sua intuizione e ho detto di sì”: lo racconta Renato Locati, 71 anni, uno dei primi diaconi a essere ordinati a Milano.
Diverso e più recente il cammino verso il ministero di Thomas Lyden, 43 anni, insegnante, diacono a Bollate, ordinato il 7 novembre 2015, dieci giorni dopo la nascita del suo sesto figlio. “La prima volta che pensai a intraprendere questa strada fu nel ’94 quando ancora vivevo in Inghilterra. Il mio amico prete aveva il padre diacono per la diocesi di Southwark, che aveva ordinato il primo diacono permanente nel 1976 – racconta –. Da quell’incontro nacque la curiosità verso questa vocazione che poi, una volta arrivato in Italia e sposatomi, ho voluto approfondire nel cammino di discernimento e formazione proposto dalla Chiesa ambrosiana”.

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