Canonizzazioni: fratel Calloni (postulatore), Angelo da Acri “antesignano” della “vicinanza” della Chiesa ai lavoratori

“Un grande predicatore delle Calabrie, da Napoli fino a tutta la Sicilia”. Così il postulatore, fratel Carlo Calloni, ha definito il beato Angelo Da Acri, unico italiano che il Papa canonizzerà domenica prossima in piazza San Pietro. Vissuto tra il 1669 e il 1739 – ha raccontato ai giornalisti il cappuccino – “dopo il fallimento della sua prima predica vicino a Napoli, frutto dell’armamentario retorico di allora imparato a memoria, si accorge di non riuscire ad arrivare alla gente. Così decide di predicare con parole semplici e riesce a conquistare il cuore della gente”. Il suo segreto? “Si preparava contemplando le cinque piaghe di Gesù sulla croce”, ha spiegato il postulatore, ricordando anche le molte ore che il futuro santo passava al confessionale: “Un prete che non attende – diceva a proposito del sacramento della penitenza – è come un agricoltore che non attende la mietitura”. In Angelo da Acri, la teoria diventa pratica, ha sottolineato Calloni menzionando la sua attività accanto ai contadini che lavoravano nei grandi latifondi: “Alzava la sua voce in difesa dei poveri, chiedendo che a tutti fosse dato di godere del frutto del loro lavoro”. La sua azione in difesa dei poveri, a quel tempo, incontrava naturalmente anche forti resistenze, ma “il nostro abito entrava in qualsiasi ambiente, nelle case dei più poveri e nei palazzi dei ricchi”, ha osservato il postulatore riferendosi ad un altro frate cappuccino di manzoniana memoria: fra’ Cristoforo. Siamo alla vigilia della Settimana Sociale dei cattolici italiani: si può dire che Angelo da Acri sia stato un antesignano della vicinanza della Chiesa ai lavoratori? “Sicuramente un suo tratto caratteristico è la vicinanza al popolo, alla gente”, la risposta alla domanda del Sir: “Angelo da Acri aveva a cuore la salvezza umana integrale, non solo di chi è povero per indigenza, ma anche di chi è vittima della povertà spirituale”. Il miracolo che ne ha permesso la canonizzazione risale al 2010, quando un ragazzo che allora aveva 17 anni, dopo un incidente su un “quad”, si è schiantato contro un palo della luce ed è entrato in coma, per poi risvegliarsi in maniera repentina dopo che tutta la comunità che lo vegliava – non soltanto la sua famiglia – aveva portato accanto al suo letto di ospedale una reliquia del beato. Dopo soli due mesi, nonostante la commozione cerebrale fosse di grave entità, il ragazzo ha recuperato in pieno tutte le sue funzioni e ha preso il diploma di ragioniere. Domenica prossima sarà anche lui in piazza San Pietro. Nel “meeting point” svoltosi oggi presso la Sala Stampa della Santa Sede, erano presenti anche mons. Jaime Vieira Rocha, arcivescovo di Natal, e padre Julio Cesar Cavalcanti, grande esperto delle Cause dei martiri, per i martiri di Natal (Brasile); mons. Jorge Iván Gómez Gómez, vicario generale della diocesi di Tlaxcala (Messico); madre Sacramento Calderón, superiora generale dell’Istituto Calasancio, e padre Andrés Valencia, postulatore, per il beato Faustino Míguez.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy