Papa Francesco: udienza, davanti a perdita dei figli una madre “non può accettare parole o gesti di consolazione”

“Davanti alla tragedia della perdita dei figli, una madre non può accettare parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non può e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionale all’amore”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato la prima udienza generale del 2017 a Rachele, “una figura di donna che ci parla della speranza vissuta nel pianto”, sposa di Giacobbe e madre di Giuseppe e Beniamino, morta nel dare alla luce il suo secondogenito. “Ogni madre sa tutto questo”, ha proseguito il Papa. Per Francesco, “Rachele racchiude in sé il dolore di tutte le madri del mondo, di ogni tempo, e le lacrime di ogni essere umano che piange perdite irreparabili”. “Il profeta Geremia fa riferimento a Rachele rivolgendosi agli Israeliti in esilio per consolarli, con parole piene di emozione e di poesia”, ha ricordato il Papa, “cioè prende il pianto di Rachele ma dà speranza”, ha aggiunto a braccio. Rachele, così come viene descritta dal profeta Geremia, che la rappresenta “come viva a Rama, lì dove si radunavano i deportati, piange per i figli che in un certo senso sono morti andando in esilio; figli che, come lei stessa dice, non sono più, sono scomparsi per sempre”. “E per questo Rachele non vuole essere consolata”, ha spiegato il Papa: “Questo suo rifiuto esprime la profondità del suo dolore e l’amarezza del suo pianto”.

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