Cooperazione: Sebastiani, che opportunità lo sviluppo africano (4)

(DIRE-SIR) – Dove corre, in Africa, il confine tra legittimo interesse privato e tutela degli interessi dei popoli? Diritti umani, lavoro dignitoso, tutela dell’ambiente sono il prisma attraverso il quale individuarlo? “L’Agenda 2030, approvata dalle Nazioni unite nel 2015, che costituisce il documento di riferimento della Cooperazione italiana, ha riaffermato l’importanza di un approccio universale da perseguire sia nei paesi avanzati sia in quelli in via di sviluppo e tale principio orienta le scelte della nostra Direzione. I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile mirano, infatti, ad affrontare gli ostacoli sistemici allo sviluppo sostenibile, come le disuguaglianze, i conflitti, i disastri ambientali, la violenza, in particolare quella contro le donne e le bambine, e la mancanza di un lavoro dignitoso. Uno dei punti qualificanti e nuovi dell’Agenda è, infatti, quello di includere il rispetto e la promozione dei diritti umani universali secondo il principio di ‘non lasciare nessuno indietro’. Tale criterio implica la necessità di collegare sistematicamente, in tutti gli interventi di cooperazione, l’azione economica alla sostenibilità sociale e ambientale e costituisce il ‘prisma’ attraverso cui l’Italia intende dare il suo contributo alla partnership globale. Inoltre, l’Agenda d’azione di Addis Abeba per il finanziamento allo sviluppo chiama in causa anche la capacità del settore privato di contribuire a un modello di sviluppo inclusivo. La Cooperazione italiana, con la Legge 125, si è dotata degli strumenti per coinvolgere il settore privato attraverso schemi innovativi, in cui gli investimenti privati siano affiancati ai criteri e all’azione più generale della politica di cooperazione. Nell’attuare questi nuovi indirizzi, la Cooperazione italiana può vantare una serie di buone pratiche, realizzate soprattutto in Africa, e basate sul potenziamento dello sviluppo locale. Tali pratiche hanno dimostrato di essere particolarmente efficaci per promuovere l’empowerment economico delle donne, i diritti dei minori e il lavoro dignitoso nel contesto di un’economia sostenibile, in particolare negli Stati fragili. Inoltre, le iniziative in favore delle filiere produttive, del sostegno al settore privato e alle piccole imprese diffuse a livello locale sono tutti esempi di come una sinergia con il settore privato e per lo sviluppo del settore privato, che tenga in considerazione le esigenze delle comunità locali, possa essere un fattore determinante della riuscita di alcuni interventi di cooperazione. Uno stretto raccordo con le autorità locali e con le loro priorità politiche, inoltre, nel rispetto del principio dell’appropriazione, garantisce che le nostre attività siano in linea con i piani di sviluppo stabiliti in loco, e si inseriscano quindi in modo armonico nell’azione perseguita dai governi dei Paesi interessati. Questo ci permette di intervenire su settori che a livello locale si ritengono prioritari per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, e per la creazione di società più eque”.

(www.dire.it)

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