Cooperazione: Sebastiani, che opportunità lo sviluppo africano

(DIRE-SIR) – “Far conoscere quello che di buono l’Italia fa è importante” sorride Pietro Sebastiani, il direttore generale della Cooperazione allo sviluppo. Oltre 30 anni di carriera diplomatica, in servizio a Mosca, New York, Parigi e Bruxelles, poi rappresentante presso le Nazioni Unite e ambasciatore in Spagna. Con una sensibilità che lo porta di continuo ad allargare lo sguardo dalle capitali alle periferie globali, a quel Sud del mondo oggi categoria essenziale di una proiezione internazionale rinnovata dell’Italia. Il colloquio con la DIRE si tiene alla Farnesina, negli uffici della Dgcs, la Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo. Il tema è l’Africa e si va dritto al cuore. Con impegni decisivi: dalla “lotta alle cause profonde delle migrazioni” alla “valorizzazione delle diaspore”. – Direttore, nel 2016 i migranti giunti sulle coste italiane sono stati più di 180 mila. Uomini, donne e bambini continuano a rischiare la vita in fuga da guerre, povertà e mancanza di prospettive. Cosa sta facendo la Cooperazione italiana, in una prospettiva di sviluppo, per contribuire a contenere e prevenire questo fenomeno? Indicherebbe uno o due progetti specifici per questo 2017? “Consideriamo una priorità la lotta alle cause profonde delle migrazioni, con interventi mirati alla creazione di impiego e al miglioramento delle capacità occupazionali nei Paesi d’origine, al rafforzamento istituzionale degli Stati africani e alla valorizzazione delle diaspore, favorendo anche le eventuali migrazioni di ritorno. Tra le iniziative ricordo il contributo (2,8 milioni di euro) al programma Migration for Development in Africa (Mida) Somalia che, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), promuove il ruolo dei migranti nella crescita socio-economica dei Paesi di origine; il Progetto per la creazione di microimprese nel sud della Tunisia (1,9 milioni di euro), realizzato nelle aree più svantaggiate del Paese, origine di flussi migratori verso l’Italia, destinato al rafforzamento dell’autonomia economica di giovani e donne grazie ad attività formative e di assistenza finanziaria in favore di giovani imprenditori; e il contributo di 2,7 milioni di euro per un programma triennale con l’Oim, e con il coinvolgimento di organizzazioni della società civile, per il rafforzamento dell’occupazione e dell’imprenditorialità giovanile in Burkina Faso. A questo, si aggiunge il contributo che l’Italia sta fornendo al Fondo fiduciario Ue della Valletta, di cui è membro fondatore e secondo contributore. Il Fondo mira ad affrontare le cause profonde delle migrazioni e dell’instabilità in 23 Paesi africani, attraverso interventi nei settori della creazione di impiego, della resilienza, della gestione delle migrazioni, della sicurezza e della governance. Nel primo anno di attività, il Fondo ha impegnato due terzi delle risorse, approvando 105 programmi per 1,582 miliardi. L’Italia è affidataria di sette programmi in cinque Paesi per noi prioritari (Etiopia, Senegal, Sudan, Burkina Faso e Egitto), per un valore di 86 milioni di euro”. / segue

(www.dire.it)

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