Beni culturali: don Pennasso (Cei), “per trovare equilibrio tra conservazione e valorizzazione” serve “un patto d’area”

“L’attivazione della memoria del patrimonio non solo garantisce la storia e il passato, ma è il trampolino di lancio per spingere lo sguardo sul futuro, per vitalizzare il territorio e innescare relazioni e legami generativi per il paesaggio, per orientare lo sviluppo futuro a una bellezza sostenibile, anche in termini economici”. Lo ha detto don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, intervenuto questa mattina alla seconda e ultima giornata del XIX convegno nazionale teologico-pastorale “Il pellegrinaggio: fede e bellezza”. A promuoverlo l’Opera romana pellegrinaggi (Orp) e il Vicariato di Roma – Ufficio edilizia di culto, arte sacra e beni culturali. Con riferimento alle migliaia di beni restaurati negli ultimi anni in Italia e poi spesso chiusi per mancanza di persone in grado di assicurarne la gestione e non sostenibilità delle spese correnti, don Pennasso avverte: “Unico argine contro il degrado e pre-condizione per attivare circuiti economici attorno al patrimonio è la creazione della cultura della ‘cura dei luoghi’. La comunità si prende cura perché quel patrimonio è importante perché identifica il volto e la storia della stessa comunità”. “Si impone così un patto di area, una capacità dei diversi soggetti che operano su un territorio omogeneo di trovare le sinergie perché si realizzi l’equilibrio tra la conservazione e la valorizzazione dei beni”. Prospettive che fanno comprendere come “la capacità di ‘vedere insieme’ (stile sinodale) le cose e le persone, permette di superare un approccio meramente funzionale del patrimonio e delle attività, per avviarci nella prospettiva della missione fondamentale della comunità cristiana l’evangelizzazione”. Da tempo, conclude, l’Ufficio Cei da lui guidato e quello per la pastorale del tempo libero, turismo e sport “collaborano per favorire l’integrazione delle due prospettive anche attraverso itinerari turistico-religiosi interculturali accessibili”.

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