Espulsioni e Cie: lettera don Zerai (Habeshia) al Viminale, occorre “un sistema unico di accoglienza europeo”

A riguardo dei “famigerati Cie” don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia, in una lettera aperta al ministro dell’Interno Domenico Minniti, ricorda che “che, negli anni, si sono rivelate delle prigioni illegali, dove gli ‘ospiti’ non hanno neanche i diritti dei detenuti in un carcere ‘normale’, tanto che spesso l’unica maniera per far sentire la propria voce è stata quella di cucirsi la bocca” per “gridare che non era rimasto loro più nulla, neanche il diritto di parlare”. Il presidente di Habeshia pensa sia “inumano rimandarli nei Paesi d’origine: sarebbe ignorare volutamente i rischi, spesso mortali, ai quali verrebbero consegnati” anche “nei Paesi di prima sosta o di transito che hanno attraversato prima di arrivare in Italia” come il Niger, la Libia e l’Egitto: Sembra, conclude il sacerdote, che “il Viminale abbia scelto di nuovo la via più semplice: scaricare tutto sui più deboli, i profughi stessi, senza ascoltarne la voce e senza rispettarne i diritti”. Al contrario il governo può fare molto, ad esempio, “con un’azione energica a Bruxelles per arrivare finalmente a un sistema unico di accoglienza europeo – suggerisce -, con quote obbligatorie, condiviso e applicato da tutti gli Stati membri della Ue; l’istituzione di vie di immigrazione legali; una riforma radicale del sistema di accoglienza italiano”.

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