Teologia e pastorale: Morlacchi, l’insegnante di religione deve dare “risposta qualificata a quesiti esistenziali degli alunni”

“Il primo bisogno educativo degli alunni di oggi è quello di incontrare personalità umanamente mature e adulte; l’approfondimento teologico della fede deve aiutare a compiere questo itinerario personale”. Lo ha detto don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica e Irc del Vicariato di Roma, intervenuto alla giornata finale del convegno nazionale delle facoltà teologiche e Issr italiani, promosso dal Servizio Cei  per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose. Soffermandosi su quello che dovrebbe essere il “profilo in uscita” di un insegnante di religione al termine del percorso di formazione teologica, Morlacchi si è soffermato sul “servizio educativo” dell’Irc, che consiste nel “presentare integralmente” la proposta cristiana, “mostrarne la ragionevolezza intrinseca e l’intima ‘convenienza’ con le aspettative dell’uomo, testimoniare la propria convinzione – cioè il legame esistenziale – con ciò che si espone ed invitare a prendere posizione critica dinanzi all’appello, anche nel confronto critico con altre proposte di senso”. Tra il bagaglio di “competenze” da portare con sé, il relatore ha citato le “competenze esistenziali”, attraverso le quali “il sapere teologico deve essere ricondotto ad unità”, tenendo presente che “la richiesta di un approfondimento sui temi antropologico-morali cresce con il passare degli anni scolastici: è importante dare una risposta qualificata e ponderata ai quesiti esistenziali degli alunni”.

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