Iraq: dalla diocesi di Carpi l’appello di mons. Al-Qas (Amadyya), “aiutate i cristiani, non abbandonateci al nostro destino”

Carpi, il vescovo mons. Cavina con l'arcivescovo iracheno, mons. Rabban al-Qas, all'incontro con i giornalisti

“Aiutare i cristiani iracheni, che si erano rifugiati nei campi profughi di Erbil, fuggendo dalla Piana di Ninive per l’avanzare dell’Isis, a tornare e restare nelle loro terre”. Questo l’appello lanciato da monsignor Rabban al-Qas, arcivescovo dei Caldei di Amadyya e Zakho (Iraq), nel corso dell’incontro che si è svolto oggi a Carpi in occasione della celebrazione di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Nel corso del 2016, monsignor Francesco Cavina, vescovo della diocesi di Carpi, si è recato due volte in Kurdistan: da allora c’è stato un flusso ininterrotto di iniziative e di impegno verso quelle popolazioni martoriate. “Le terre di proprietà dei cristiani – ha raccontato monsignor Rabban al-Qas – erano state sequestrate dal governo per accogliere gli sciiti e ‘islamizzare’ il territorio. Ora sono state liberate dal Daesh (Isis), ma non ci sono le condizioni per ripristinare la legalità. Non è rimasto più nulla; a ciò si aggiunge la mancanza di fiducia verso i musulmani che consideravano loro amici e dai quali si sono sentiti traditi”. Nel corso dell’incontro, il vescovo di Carpi ha diffuso una mail inviatagli da un sacerdote iracheno, padre Jalal Yako, missionario rogazionista responsabile di un campo profughi ad Erbil: “Sono ormai oltre tre mesi che Qaraqosh è stata liberata dallo Stato islamico, ma resta una città fantasma, con case, negozi e chiese devastate.

Qaraqosh (Iraq), chiesa distrutta dallo Stato Islamico

Qaraqosh (Iraq), chiesa distrutta dallo Stato Islamico

Mancano i servizi di base. La liberazione dei villaggi, la speranza di rivedere la propria casa è stata motivo di grande gioia: ma è durata poco. La disperazione induce i cristiani ad andarsene in Giordania, Libano, in Turchia, per poi raggiungere i loro familiari in America, Australia, Europa o Canada, con il rischio che tra pochi anni i cristiani dell’Iraq non esisteranno più. È necessario intervenire subito, in nome di Dio non abbandonateci al nostro destino”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori

Informativa sulla Privacy