Teologia e pastorale: mons. Zani (Santa Sede), “cambiare paradigma” per rispondere a “incertezza” e “frantumazione”

“Cambiare paradigma” sull’educazione, in un mondo in cui “il mercato avanza e richiede laici con una formazione sempre più elevata” e dove “incertezza” e “frantumazione” la fanno da padroni. È la proposta avanzata da monsignor Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, intervenuto oggi al convegno nazionale delle facoltà teologiche e degli Issr italiani, in corso a Roma fino a sabato. “Se il mondo di oggi, dal punto di vista demografico, fosse ridotto a un villaggio di 100 persone – ha esordito Zani – oggi 51 persone sarebbero uomini, 49 donne, 60 asiatici, 14 africani, 11 europei, 14 americani e 1 persona australiana o neozelandese”. Per rispondere alla crescente “frantumazione” tipica del contesto globalizzato – la tesi del relatore – “fare della terra un luogo accogliente e abitato da un’unica razza umana è una delle sfide più urgenti da raccogliere, dialogando con tutti i soggetti coinvolti nell’educazione”. Dal “paradigma dell’autorità”, dove “l’importanza era attribuita al maestro”, siamo passati allo scenario novecentesco che attribuiva importanza al “sistema educativo”, e dunque “alla professionalità del docente”, l’analisi dell’esponente vaticano. La postmodernità e il crescente potere delle tecnologie, oggi, “hanno messo fuori gioco l’idea del percorso educativo lineare e hanno distrutto il castello di certezze ad esso collegato”. Di qui la “ridefinizione del senso stesso dell’educazione”, e il passaggio “da un paradigma che enfatizzava la funzione dell’insegnare alla centralità del soggetto che apprende”. “L’incertezza circa il futuro, accompagnata dalla certezza che in ogni caso i cambiamenti saranno permanenti e definitivi ci costringono a misurarci con problemi nuovi”, ha concluso Zani a proposito di questo “rovesciamento di prospettiva”. “Riorganizzare i saperi”, in questo contesto, significa anche “riflettere sui nuovi paradigmi di libertà e autorità” e fare i conti “con la crescente ignoranza degli individui, la cui visione del mondo è fatta di piccole esperienze e di inconsapevolezza dei criteri che guidano i macro-comportamenti”.

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