Stati Uniti: stop di Trump a ingresso rifugiati iracheni e siriani non preoccupa i profughi cristiani in Libano e Giordania

La decisione paventata dal neo presidente americano Donald Trump di fermare le operazioni di accoglienza dei rifugiati in arrivo negli Usa non sembra preoccupare molto i profughi siriani e iracheni di fede cristiana accolti in Libano e Giordania. Infatti, secondo quanto appreso dal Sir da fonti locali nel Paese dei cedri e nel Regno hashemita, “i cristiani che hanno chiesto il visto per gli Usa sono una minima parte rispetto a quelli che invece attendono di trasferirsi in Canada e Australia, le due mete più ambite tra i fedeli siriani e iracheni”. “Un eventuale stop al loro ingresso negli States potrebbe portarli a scegliere un’altra destinazione magari meno gradita ma più facile da raggiungere”. Come è trapelato dai media americani intenzione di Trump sarebbe quella di congelare per 120 giorni le operazioni di accoglienza dei rifugiati in arrivo dalla Siria, da Iraq, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen. Sarebbe solo un primo passo verso un deciso ridimensionamento di arrivi che potrebbero passare da una quota di 110 mila a 50mila nel corso di questo anno.

Caritas Libano stima che nel Paese oggi vi siano “circa 1,5 milioni di rifugiati, in larghissima maggioranza siriani, di fede musulmana, con qualche migliaio di famiglie cristiane tutte accolte dalle chiese locali”. “I cristiani hanno chiesto visti di ingresso in diversi Paesi esteri e attendono di partire. Per ora non ci sono particolari reazioni all’intenzione di Trump di sospendere gli ingressi dei rifugiati siriani. Vedremo più avanti cosa accadrà. Ma non sono molti coloro che tra i cristiani scelgono di emigrare negli States”.

Situazione analoga in Giordania dove stime delle chiese locali, attive nell’accoglienza, parlano di almeno 3000 famiglie di rifugiati cristiani in gran parte iracheni (rito caldeo) con una minoranza di siriani (rito siro-cattolico), ma ci sono anche armeni e siro-ortodossi. “Tutti hanno lasciato case, lavoro, terre e proprietà per cercare rifugio qui in Giordania – spiegano le fonti locali che chiedono di restare anonime – in attesa di ricostruirsi un futuro in Australia, Canada e Usa. Il loro futuro è appeso alle garanzie che parenti già all’estero possono dare al Paese di destinazione e permettere di ottenere il visto. Canada e Australia le mete più ambite anche perché le più facili da raggiungere. Per gli Stati Uniti occorre attendere le procedure attivate tramite le Nazioni Unite. I tempi di attesa non sono inferiori ai due anni, per gli Usa anche più lunghi. Negli ultimi due anni dalla Giordania, secondo le fonti interpellate, sarebbero partite oltre 200 famiglie cristiane dirette in Australia, 60 quelle per il Canada e solo 4 o 5 per gli Usa”.

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