Muro Usa-Messico: Vasquez (vescovi Usa), per i migranti ancora più “pericoli, paura e sofferenze”

“Ferma opposizione” all’ordine esecutivo emesso ieri dal presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump per la costruzione di un muro al confine tra Usa e Messico, insieme all’intenzione di aumentare i centri di detenzione per immigrati e i rimpatri è stata espressa dal vescovo di Austin monsignor Joe Vasquez, presidente del Comitato per le migrazioni della Conferenza episcopale Usa. Alla frontiera tra Usa e Messico esiste già una barriera lunga 700 miglia costruita durante l’amministrazione Bush. Trump vorrebbe arrivare a 2000 miglia. “Sono scoraggiato dalla decisione del presidente di dare priorità alla costruzione di un muro al confine con il Messico – afferma il vescovo Vasquez -. L’operazione metterà inutilmente i migranti in pericolo. La costruzione del muro servirà infatti a rendere i migranti, in particolare donne e bambini vulnerabili, ancora più preda di trafficanti e contrabbandieri. Inoltre il muro destabilizzerà le tante belle comunità, collegate tra loro, che vivono pacificamente lungo il confine. Invece di costruire muri, io e i miei fratelli vescovi continueremo a seguire l’esempio di Papa Francesco” di “cercare di costruire ponti tra le persone” e “abbattere i muri dell’esclusione e dello sfruttamento”.

Il vescovo Vasquez si dice anche molto “preoccupato” per l’annunciato aumento dei centri detentivi e i maggiori controlli sui migranti. In questo modo, sottolinea, “si dividono le famiglie e si suscita la paura e il panico nelle comunità”. Pur rispettando il “diritto del nostro governo federale di controllare le frontiere e garantire la sicurezza di tutti gli americani”, monsignor Vasquez non crede che “che intensificare la detenzione degli immigrati” e più regole restrittive nei loro confronti “servano a raggiungere questi obiettivi”: “Rimaniamo fermi nel nostro impegno di chiedere una riforma globale, compassionevole e di buon senso. Temiamo che la politiche annunciate renderanno molto più difficile, per le persone vulnerabili, accedere alla protezione nel nostro Paese”. Ogni giorno, prosegue, “con i miei fratelli vescovi siamo testimoni degli effetti dannosi della detenzione degli immigrati” e “sperimentiamo il dolore di famiglie spezzate che lottano per mantenere una parvenza di normale vita familiare. Vediamo bambini traumatizzati nelle nostre scuole e nelle nostre chiese”.  “Continueremo a sostenere e ad essere solidali con le famiglie immigrate – conclude -. Ricordiamo alle nostre comunità e alla nostra nazione che queste famiglie hanno un valore intrinseco come figli di Dio. E a tutti coloro che subiranno gli effetti di questa decisione ricordiamo che siamo qui per camminare con loro e accompagnarli in questo viaggio”.

 

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