Monsignor Galantino: “Chiesa non è potere parallelo né alternativo a governo”. “Non è normale” che magistratura detti leggi a politica

Conferenza stampa conclusiva del Consiglio Episcopale Permanente (Roma, 26 gennaio 2017)

“La Chiesa non è un potere né parallelo, né alternativo a chi ha responsabilità di governo”. A precisarlo, in apertura della conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente, è stato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. “Quando un vescovo parla, anche con passione – ha puntualizzato di fronte ai giornalisti – non lo fa perché vuole essere alternativo a questo o a quel governo, lo fa perché vuole dare un contributo al bene del Paese”. Interpellato, durante la conferenza stampa, sul responso della Consulta in merito all’Italicum, Galantino ha affermato: “Non entro nei particolari tecnici di ciò che ha fatto la magistratura, mi limito a ricordare che abbiamo due leggi elettorali che sono entrambe fatte dalla magistratura”. “Mi auguro che la politica – ha proseguito il segretario generale della Cei – di fronte a questi fatti non salti subito per decidere quando votare, ma avvii una riflessione seria sul perché ciò avviene”. “Se la magistratura interviene – ha ipotizzato Galantino – con molta probabilità vuol dire che la politica non ha fatto bene il suo mestiere”. Di qui la necessità che i politici, “pagati per fare certe cose”, si chiedano il motivo per cui “altri lo fanno al loro posto”. “Non è un Paese normale – ha incalzato Galantino – quello in cui ogni decisione debba essere presa con un organismo che decida se tu sei o non sei legittimato a fare questo”, ad esempio “a fare il sindaco o la sindaca”.

A una domanda sulle eventuali preferenze dei vescovi sulla data delle elezioni, Galantino ha risposto: “Io non sono un parlamentare, e non sta a noi decidere se le elezioni si svolgeranno ad aprile, a giugno o l’anno prossimo: è una valutazione di carattere strettamente politico, e devono farla i politici”. “Guai – ha ammonito però Galantino – se strumenti nati per migliorare la vita nazionale vengono strumentalizzati per altro”. “Le elezioni possono anche essere un diversivo”, ha osservato il segretario generale della Cei, “un’occasione per ‘contare’ e per capire chi deve contare. Rimandare le elezioni significa troppo spesso rimandare i problemi, far finta che non esistono”. L’auspicio della Chiesa italiana è che “le elezioni, in qualunque data avvengano, siano una risposta concreta per dire alla gente: rispondiamo ai vostri bisogni, non ai nostri progetti”.

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