Diocesi: don Zatti (vicario generale Padova) a “La Difesa del popolo”, “le nostre comunità forse sono ancora troppo abituate a ricevere tutto dal prete”

“Abbiamo bisogno di riflettere insieme di più, di interrogarci sui fatti dolorosi che stiamo vivendo. È un problema dei preti? Forse, più in generale, è un impegno che tutta la comunità deve assumersi per costruire relazioni diverse: nella verità e in una autentica fraternità di vita”. Ne è convinto don Giuliano Zatti, nuovo vicario generale della diocesi di Padova. Mentre ancora si discute sui fatti di cronaca che hanno coinvolto due sacerdoti della diocesi, in un’intervista al settimanale diocesano “La Difesa del popolo”, don Zatti spiega:  “La solitudine dei preti non è dovuta semplicemente al fatto che manca una donna accanto. Un prete si sente solo perché dai superiori, dai confratelli, dalla comunità, dalle persone che incontra si sente non sostenuto, non amato, non riconosciuto come persona”. Antidoti? “Il primo, pensando ai preti, è quello di prendersi cura di sé attraverso la formazione, imparando il proprio ministero ogni giorno. E poi vivere la fraternità, perché il vangelo va detto e vissuto assieme”. I laici “dovrebbero assumersi maggiore responsabilità verso la fede propria e altrui, magari anche accompagnando il proprio prete con sguardi di attenzione, di delicatezza e non solo di pretesa”. Questo significa rivedere ruoli e compiti cristallizzati nella tradizione? “In parte credo sia così – sostiene il vicario generale -. Le nostre comunità forse sono ancora troppo abituate a ricevere tutto dal prete… e il prete talvolta esercita troppo il suo ruolo in termini di autorità. Dobbiamo tutti metterci in gioco, imparando quella misericordia che è affidamento reciproco e stimolo vicendevole. È una domanda che dobbiamo porci a tutti i livelli, che sia la congrega dei preti come un consiglio pastorale, la parrocchia come un’unità pastorale o un vicariato”.

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