Donald Trump: Paolo Naso (politologo), il Paese appare come “una mela spaccata in due”

L’America oggi appare come “una mela spaccata in due”. Così  il politologo Paolo Naso, profondo conoscitore degli Stati Uniti, spiega  il dibattito che si sta vivendo all’interno della Chiesa episcopaliana se sia possibile o meno pregare per il presidente. L’esperto invita a contestualizzare il dibattito in un paese come gli Stati Uniti dove fin dalla sua fondazione si celebra una sorta di “religione civile”, fatta di giuramento dei presidenti sulla Bibbia ed espressioni tipiche come “God bless America”, “God bless You”. Fino ad oggi questo contenitore – dice Naso – è riuscito ad abbracciare personalità diversissime tra loro, da Jimmy Carter a Ronald Reagan. “Tutto si complica con Donald Trump”, al punto di porre “un problema di coscienza: come possiamo noi pregare per il presidente, accettare la sua retorica pubblica quando il presidente si fa portatore di una agenda così divisiva e controversa sul piano dei valori fondamentali”. È chiaro – aggiunge quindi l’esperto – che l’America è alle prese con una conflittualità che esplode però “in un periodo in cui, nella fisiologia della politica americana, si dovrebbe vivere la honeymoon (luna di miele, ndr)”. Naso spiega: “Al di là di come uno avesse votato, nei sei mesi successivi alle elezioni del presidente, le asprezze della campagna elettorale venivano messe da parte e tutti unitariamente si lavorava per il bene del Paese. Questa fisiologia si sta rompendo con Donald Trump”. Momenti di frattura tra le Chiese e l’amministrazione ce ne sono stati a centinaia nella storia recente di questo paese. Un esempio è quando George Bush senior dichiarò guerra in Iraq. Fu una decisione che provocò l’immediata reazione del presidente della Chiesa metodista unita americana, che la criticò in modo aperto e plateale. Anche il National Council of Churches ha criticato in varie occasioni le politiche dell’amministrazione ma “tutto questo – fa notare Naso – era in riferimento ad aspetti specifici di una azione politica. Qui invece c’è un problema legato alla personalità e alla politica annunciata dal presidente. E da questo punto di vista credo che l’America andrà seguita non soltanto nella sua dimensione politica ma anche nella dinamica religiosa”.

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