Corruzione percepita: rapporto “Transparency International”, Italia al 60° posto nel mondo

L’Italia si piazza al 60° posto nel mondo rispetto alla percezione della corruzione. Si chiama corruption perceptions index (Cpi) ed è un indicatore messo a punto dalla ong Transparency International sin dal 1995 per misurare la corruzione percepita nel settore pubblico da parte di esperti e uomini d’affari. Ebbene, nel rapporto di quest’anno – presentato oggi a Roma nella sede dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) – su 176 Paesi l’Italia si colloca al 60° posto, terzultima in Europa, ma migliora la sua posizione per il terzo anno consecutivo. “Il tasso di corruzione è oggettivamente ancora molto elevato”, ha affermato il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Del resto, “alcune indagini giudiziarie hanno rivelato come si fosse incistato nella vita del Paese” e non si trattasse di fatti episodici o casuali. Però – ha sottolineato ancora Cantone – si confermano anche quest’anno “i segnali di un’inversione di tendenza”. E questo nonostante il fatto che di corruzione, per fortuna, oggi si parli molto e ciò abbia indubbiamente un’influenza sulla percezione del fenomeno.
Sia Cantone sia il presidente di Transparency Italia, Virginio Carnevali, hanno osservato che verosimilmente il tasso reale di corruzione del nostro Paese è inferiore a quello di altri Stati meglio collocati nella classifica della corruzione percepita (adesso, per esempio, l’Italia è pari a Cuba e dietro la Romania), ma che la corruzione percepita sia maggiore di quella reale è un elemento di per sé importante per come influisce, ad esempio, sulle scelte degli investitori. O più in generale, come ha sottolineato Cantone, perché “rivela un clima sfiducia”.

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