Pesca: ricerca Ipsos, “settore in crisi. In futuro sempre più pescatori africani”

Il settore della pesca è in crisi: le cause sono una forte contrazione del pescato, una eccessiva burocratizzazione dovuta ai vincoli europei e un aumento dei costi di gestione. Diminuisce il numero dei pescherecci perché sono state incentivate le demolizioni – nel 2012 erano 12.934 (-1% rispetto al 2011) – e degli occupati, circa 29.000, ossia 6.000 posti di lavoro in meno rispetto al 2004. I giovani italiani figli di pescatori – il 67% delle imbarcazioni sono a gestione familiare – non vogliono più fare il lavoro dei padri e in futuro saranno sempre più sostituiti da giovani immigrati, molto professionali e capaci: dal Senegal, dal Ghana, dai Paesi dell’Africa sub-sahariana. E’ quanto emerge dalla ricerca realizzata dall’Ipsos “Pescatori, un popolo nel popolo” presentata stamattina a Roma durante il convegno dell’ufficio nazionale Cei dell’apostolato del mare, in corso fino a domani. Il questionario è stato compilato on line da 101 vicari generali delle diocesi italiane con uno sbocco sul mare, con interviste mirate ai parroci e ai pescatori. Le categorie di pescatori sono tre: l’armatore che possiede un peschereccio grande e ha dipendenti; il pescatore della “piccola pesca” e il pescatore a contratto che lavora su barche di altri. “Negli ultimi tempi – ha spiegato Cecilia Pennati, ricercatrice Ipsos – c’è stata una crescente componente di manovalanza straniera; in alcuni territori, ad esempio ad Ancona, si sta assistendo ad un paesaggio di proprietà delle barche da pescatori anziani italiani che lasciano la propria imbarcazione al lavorante immigrato, perché i figli non sono interessati a rilevare l’attività del padre. Si può ipotizzare che in futuro la quota di pescatori stranieri nella ‘piccola pesca’ sia destinata a crescere”. In seguito alle trasformazioni, soprattutto ai contestati vincoli europei che impongono il fermo pesca o le quote pesca, il lavoro sta “perdendo quell’aura mitica e un po’ romantica – ha precisato Pennati -, a scapito di una maggiore burocrazia, controlli e industrializzazione. Se è vero che rispetto al passato è un lavoro più comodo resta comunque molto faticoso e richiede molti sacrifici”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia

Informativa sulla Privacy