Pesca: qual è la religiosità dei pescatori? Riti, tradizioni e forte spiritualità

Qual è la religiosità dei pescatori? C’è un forte attaccamento alla ritualità per propiziare o ringraziare per la pesca, chiedere protezione dal rischio di eventuali intemperie. Tante sono le feste tradizionali, del santo patrono o le processioni, che sanciscono l’appartenenza alla categoria. I pescatori sono di solito “persone molto devote e dai saldi principi morali, con un rapporto con le parrocchie tuttora solido” e una “forte dimensione spirituale” dovuta ai lunghi periodi di tempo trascorsi da soli in mare. Nonostante il rapporto buono tra Chiesa e pescatori, solo il 38% delle 101 diocesi con uno sbocco sul mare ha servizi o attività dedicate, anche a livello di singole parrocchie. E’ quanto emerge dalla ricerca Ipsos presentata oggi a Roma al convegno nazionale dell’apostolato del mare, che riunisce dal 20 al 22 gennaio una settantina di cappellani e operatori del mare. Don Antonio Mastantuono, docente di teologia pastorale alla Pontificia Università Lateranense, ha dato alcune linee guida per la pastorale del mare, anche se ha invitato ad avere un approccio più comprensivo: “una pastorale di settore porta ad una pastorale asfittica, residuale”, ha detto, mentre oggi “abbiamo una Chiesa in costruzione”: “Avere Papa Francesco non è un fatto coreografico – ha sottolineato -: richiede un cambio di paradigma culturale che ancora facciamo fatica ad accogliere”. “Una parrocchia che ha nel suo territorio un porto non può non modulare i suoi orari alle esigenze dei pescatori – ha suggerito don Mastantuono -. Prendere consapevolezza di questo comporta dei cambiamenti: l’eucarestia non va celebrata secondo l’orario del prete ma secondo le necessità dei fedeli. In questo caso dobbiamo adattarci, perché noi siamo al loro servizio e non viceversa”.

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