Marittimi: i casi delle “navi abbandonate”, con centinaia di lavoratori “fantasma”. “Mancano norme”

Nei porti italiani, dove transitano ogni anno 5 milioni e 200mila marittimi, c’è grande bisogno di welfare, sia nella gestione della vita ordinaria quando gli equipaggi scendono a terra, sia quando si verificano i famigerati casi delle “navi abbandonate” dagli armatori che non riescono a pagare più i salari e gli altri costi: sono infatti centinaia ogni anno i marittimi che diventano dei “fantasmi”, sequestrati a bordo per mesi, senza cibo né altri aiuti. Ma su queste vicende non esistono normative in Italia. La situazione è stata denunciata oggi pomeriggio durante il convegno dell’ufficio nazionale Cei per l’apostolato del mare, in una sessione che ha fatto il punto sui Comitati territoriali di welfare che, insieme al Comitato nazionale, dovrebbero esistere in tutti i porti, per ottemperare alla Convenzione internazionale sul lavoro del mare ratificata dall’Italia. “La Convenzione mira a rendere dignitoso il lavoro dei marittimi – ha spiegato Paola Maschietto, consulente del lavoro esperta del settore marittimo -. Ricordiamo che il 90% delle merci si muove in mare, eppure i marittimi sono sfruttati, isolati, esposti a rischio sequestro e morte. I comitati territoriali hanno lo scopo di dare loro assistenza e accoglienza”. Sono ancora numerosi, infatti, i casi di “dismissioni di navi a costo zero: i marittimi stranieri non possono abbandonare le imbarcazioni senza il consenso dell’armatore, anche perché rischiano di perdere il diritto al salario e diventare irregolari”. Il comandante Pierluigi Milella, segretario del Comitato nazionale welfare della gente di mare, ha raccontato il caso della nave ucraina abbandonata a Porto Nogaro per due mesi, con 14 marittimi a bordo senza assistenza. “Siamo riusciti ad aiutarli con viveri e carburanti e a rimpatriare i cittadini ucraini anche grazie alla Stella Maris e alla Caritas di Udine – ha detto -. Il console e il comandante nella nave ancora ci ringraziano. Ma non esiste nessuna norma che tuteli i marittimi abbandonati e sanzioni gli armatori”. Milella ha detto che al momento esistono 26 comitati territoriali in Italia “ma funzionano solo grazie alla buona volontà e alle sinergie delle realtà locali”. Alcuni molto attivi sono a Piombino e Cagliari, “perché sono i porti con più situazioni di abbandono delle navi”. Al momento, tra le varie situazioni denunciate dai partecipanti, c’è una nave abbandonata da cinque mesi, con tre marittimi georgiani a bordo, nel porto d’Augusta, dopo essere arrivata in avaria a Pozzallo.

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