Cappellani di bordo: un libro chiede il ritorno dei “preti di mare” sulle navi italiane

“Spiegare la ricchezza dell’esperienza dei cappellani di bordo sulle navi Costa, sostituiti dal 2014 da manager esperti di risorse umane, e chiedersi se è il caso di buttare a mare ciò che è stato fino ad ora”. Questo lo scopo del libro “Preti di mare” (Palumbi) presentato oggi a Roma, un volume scritto dalla giornalista Stefania Careddu per volontà dell’ufficio Cei dell’apostolato del mare, che sta svolgendo in questi giorni il convegno nazionale. “L’esperienza dei cappellani è stata di grande vicinanza e prossimità”, ha detto Careddu, che nel libro presenta anche dati sull’industria crocieristica, che muove nel mondo 23 milioni di passeggeri (con un incremento del 4%) e in Italia 10,4 milioni nel 2014 (in calo rispetto agli 11,3 milioni del 2013). Durante la tavola rotonda don Natale Ioculano, direttore dell’ufficio Cei, ha raccontato di essere stato colpito “dal silenzio dei marittimi” appena saputa la notizia che non ci sarebbero più stati i cappellani: “Ribellarsi e rivendicare un diritto in un contesto come quello della nave non è facile. Purtroppo i marittimi, sulle navi crociera o cargo, non hanno quella voce che meriterebbero. Abbiamo proposto la nostra presenza gratis ma hanno risposto che non era un problema economico”. Secondo il giornalista vaticanista Piero Schiavazzi “se le navi da crociera sono davvero uno spaccato della globalizzazione, di una società multietnica e multireligiosa, come si esce da questa impasse iniziata nel 2014? Una nave senza il servizio religioso è una nave che nega il bisogno religioso e i diritti”. “La Cei e il nuovo dicastero per lo Sviluppo umano integrale della Santa Sede – ha affermato – dovrebbero rivendicare la presenza di un servizio religioso sulle navi, soprattutto nel Mediterraneo dove prevalgono i cattolici. Come in altre zone serve un imam o un pastore. Questa è la piattaforma su cui impostare la battaglia”.

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