Pontificato Bergoglio: Giovagnoli (storico), non va interpretato in termini di “vincenti e perdenti”. Le conclusioni dell’incontro alla Società Dante Alighieri

(Avvenire) – Il Pontificato di Papa Bergoglio non va interpretato in termini di “vincenti e perdenti”, ma va inquadrato nello scenario più ampio della globalizzazione. Egli è infatti “l’interprete di un processo di lungo periodo, anche in continuità con i suoi predecessori, per traghettare la Chiesa in un’epoca nuova”. Lo ha detto lo storico Agostino Giovagnoli, concludendo a Roma il convegno “Il cristianesimo al tempo di Papa Francesco” organizzato tra gli altri dalle Università Cattolica e Roma Tre in collaborazione con la Società Dante Alighieri. “Noi non sappiamo – ha aggiunto Giovagnoli – quanto inciderà questo pontificato sul tempo di futuro della Chiesa cattolica”, ma è un fatto che “siamo di fronte a un Papa che ha portato le periferie del mondo al centro della cristianità e che ha superato alcuni limiti fino a ieri impensabili” (incontro con Kirill, rapporti con la Cina “mai così buoni pur con tutti i problemi ancora aperti”) e che ha spinto “la Chiesa in uscita, per raggiungere le persone là dove vivono”.
Le conclusioni di Giovagnoli sono giunte al termine dell’ultima sessione del Convegno moderata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. “Con Francesco – ha detto il biblista Armand Puig – siamo passati dalla ‘Chiesa dei poveri’ di Giovanni XXIII alla ‘Chiesa povera e per i poveri’. Il Papa ci ha fatto intendere che il loro ruolo è dentro la Chiesa stessa, in un posto d’onore, non davanti alla Chiesa o ai margini”. E la sensibilità del Pontefice nei loro confronti, ha aggiunto Puig, “si fonda sulla loro identificazione con Cristo”. Dunque “la radice è cristologica. L’amore per i poveri è per Francesco un valore non negoziabile”.
Nuovo è anche il suo rapporto con la politica. Bergoglio, ha ricordato il rettore della Lumsa Francesco Bonini, “ha detto un no netto al partito cattolico, ma un sì forte all’impegno dei cristiani in politica, riportando nel contempo al centro del dibattito il tema della democrazia e del suo rapporto con il popolo, proprio mentre questo divario si allarga sotto la spinta di gruppi di potere economico e mediatico”. Infine del ruolo delle donne nella Chiesa al tempo di Papa Francesco ha parlato la teologa Marinella Perroni. Che ha riconosciuto al Pontefice una volontà inclusiva anche sotto questo punto di vista, ma ha sottolineato – fuori da ogni discorso sul sacerdozio femminile – “la necessità di un ripensamento sistemico dell’ordinamento ecclesiastico” che tenga conto anche delle diversità di genere.

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