Nonviolenza: mons. Bettazzi, un’unica parola, positiva, perché è impegno attivo contro ogni forma di violenza

“Nonviolenza, un’unica parola, che così diventa positiva” perché “è impegno attivo”; “il cristiano deve sentire che è suo dovere non rifugiarsi mai nell’omertà” e poiché “il principio non negoziabile è l’amore”, questo esige “la lotta a ogni forma di violenza”. C’è anche una sottolineatura lessicale molto pregnante nell’intervento di mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, sul messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2017, a cui Ac e Istituto Toniolo hanno dedicato questa sera a Roma un seminario di studio. Mons. Bettazzi ha proposto un’ampia ricostruzione storica del rapporto della Chiesa con i temi della guerra e della pace, sottolineando anche i limiti e le contraddizioni di questa vicenda. Ma dopo la fine dello Stato pontificio la situazione ha iniziato a sbloccarsi e finalmente con il Concilio Vaticano II (“la sua unica condanna è stata quella della guerra totale”, ha ricordato il presule che a quell’evento ha preso parte) e con gli ultimi Pontefici è stato un crescendo, così che oggi i tempi erano maturi perché Francesco potesse parlare della “nonviolenza come stile di una politica di pace”. Mons. Bettazzi ha messo in grande evidenza la denuncia del Papa contro la produzione e il traffico delle armi e, a proposito del problema dei migranti, ha ricordato che spesso “provengono da territori che prima abbiamo sfruttato e poi abbiamo fatto governare da nostri amici, che a quelle popolazioni hanno reso la vita impossibile”. Mons. Bettazzi ha concluso rilanciando l’intuizione delle “tre qualità della nonviolenza di Maria”: la nonviolenza della contemplazione e del silenzio, quella attiva dell’aiuto a Elisabetta e quella profetica del Magnificat.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa

Informativa sulla Privacy