Marittimi: l’esperta, “sono lavoratori di serie C”. I siriani non possono sbarcare a Venezia

I marittimi che lavorano nelle navi container, sulle navi da crociera o nelle imbarcazioni da diporto sono “lavoratori di serie C”, con situazioni di sfruttamento lavorativo, scarsissime tutele previdenziali e sanitarie, “isolamento, stress, rischio conflitti a fuoco, sequestro e morte a causa della pirateria in alcune zone del mondo”: lo ha raccontato oggi pomeriggio a Roma la consulente del lavoro Paola Maschietto, intervenendo al convegno dell’Ufficio nazionale Cei per l’apostolato del mare, in corso fino al 22 gennaio. “Molti servizi vengono appaltati ad equipaggi extracomunitari, sottopagati e con poche tutele lavorative – ha spiegato -. Gli italiani sono pochissimi. Anche per chi lavora sugli yacht non sono rose e fiori: non tutti sono in regola, vivono per lungo tempo in pochissimo spazio, se si ammalano vengono sbarcati ma non hanno una copertura previdenziale, né indennità di mobilità o disoccupazione. Alcuni proprietari usano ‘bandiere ombra’ (inglesi, belga e maltese) per non mettere in regola i lavoratori”. Inoltre, ha proseguito l’esperta, molti giovani sono attratti dal fascino del mare ma poi quando si imbarcano scoprono che non riescono ad adattarsi ai ritmi di lavoro e all’isolamento che comporta. “Per fortuna – ha detto – con l’alternanza scuola-lavoro potranno avere la possibilità di fare tirocini estivi per rendersi conto”. Maschietto, che vive a Venezia, dove sbarcano ogni anno circa 270mila marittimi da 5mila navi, ha anche denunciato le difficoltà al momento dell’approdo: “Ora con il rischio attentati i controlli d’identità sono più serrati. Ai marittimi siriani è vietato scendere a terra. Per tutti gli altri il permesso va dalle 8 alle 20. Non possono avere momenti di svago a terra, visitare la città, telefonare o mandare una mail a casa, fare piccoli acquisti per i familiari”. “Servirebbero buone prassi in ogni città di mare – ha concluso -, con politiche di welfare e servizi alla persona a livello professionale, non solo con il volontariato”.

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