Vescovi messicani: “milioni di persone vivono in situazione precaria” per corruzione e furti

Otto organi pastorali della Conferenza episcopale messicana hanno emesso ieri un articolato e forte comunicato sulla situazione economica del paese e sui recenti provvedimenti del Governo, a partire dall’aumento del prezzo del carburante, provvedimento che ha provocato nel paese scontento e diversi scontri. Il documento è firmato da mons. José Leopoldo González González, vescovo di Nogales (presidente della Pastorale sociale-Caritas), mons. Carlos Garfias Merlos, arcivescovo di Morelia (Giustizia, Pace, Riconciliazione, Fede e Politica), mons. Domingo Díaz Martínez, arcivescovo di Tulancingo (Pastorale della Salute), mons. Jorge Alberto Cavazos Arizpe, vescovo di San Juan de los Lagos (Pastorale del Lavoro), mons. Guillermo Ortíz Mondragón, vescovo di Cuautitlán (Pastorale della Mobilità umana), mons. José de Jesús González Hernández, vescovo della prelatura del Nayar (Pastorale indigena), mons. Andrés Vargas Peña, vescovo ausiliare di Città del Messico (Pastorale penitenziaria).
“Abbiamo iniziato un anno pieno di sfide e avversità, tra le quali senza dubbio il cosiddetto gasolinazo ha sconvolto maggiormente il contesto e la pace sociale del nostro Paese, via via aggravandosi con proteste e scontri causati dalla rabbia e il malcontento”. Una situazione che “acutizza la situazione precaria nella quale vivono milioni di messicani”. Con la richiesta, rivolta soprattutto alle istituzioni, “di guardare alle comunità, alle città e ai quartieri e di lasciarsi interpellare da ogni famiglia e persona che soffre, non solo per l’aumento del carburante, ma per la povertà che cresce da decenni, per la corruzione che permane e per la continua dipendenza delle decisioni dai mercati internazionali”.
I vescovi contestano che l’aumento del prezzo del carburante fosse inevitabile: si potevano infatti ridurre le imposte sul carburante per bilanciare l’aumento del prezzo del greggio, lamentano che i sussidi per la benzina siano ricevuti solo dalla classe ricca: “C’è da chiedersi: viviamo in uno Stato povero o carente di risorse o in un eccesso di corruzione e di furti verso lo Stato causato da personaggi che continuamente lasciano vuote le casse a livello comunale, regionale e federale?”. Nel documento si fanno poi precise proposte per uno sviluppo economico più equo: dalla valorizzazione dell’economia locale, alla formazione, all’incentivo delle cooperative, ad una maggiore solidarietà. E invitano “tutti, specialmente i cristiani, a impegnarsi e partecipare come cittadini, a sentire il bisogno di entrare in dialogo con i diversi attori sociali. Condanniamo ogni atto che viene esercitato con la violenza. Il cammino della violenza sporca la libera espressione di coloro che cercano cambiamenti effettivi e non solo a parole”.

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